Con il blocco delle contrattazioni alla Borsa Merci di Novara, oggi parte la lunga settimana di protesta della filiera del riso, che coinvolge agricoltori, cooperative e consorzi, riserie artigiane, mediatori e grandi industrie di trasformazione. Tutti insieme per chiedere un intervento deciso del governo sull’Ue, nel semestre di presidenza italiana a Bruxelles, per fermare il flusso enorme di riso asiatico a dazio zero che entra in Europa a prezzi troppo bassi, creando una concorrenzasleale” che strozza produttori e industrie. Lo afferma in una nota la Cia, Confederazione italiana agricoltori. Nei prossimi giorni sono previsti presidi a Vercelli, Pavia, Milano, Mortara.

"Il mondo risicolo italiano è esasperato, per questo ha deciso di scendere in piazza, unito, sospendendo a rotazione le compravendite nelle principali Borse merci delle province risicole - sottolinea la Cia -. Si inizia stamattina con Novara, per poi proseguire domani con Vercelli e Milano, arrivare il 16 luglio a Pavia e il 18 a Mortara. La richiesta è sempre la stessa: Bruxelles deve applicare la clausola di salvaguardia contro i Paesi Eba, con cui vige l’accordo bilaterale “Everything but Arms”. Solo così si potrà porre un limite quantitativo all’import di riso proveniente, in particolare, dalla Cambogia. Non si tratta di un’istanza protezionistica - evidenzia la Cia - ma negli ultimi anni le importazioni agevolate a dazio zero da Cambogia e Myanmar sono aumentate in maniera esponenziale, destabilizzando il settore e mettendo in grossa difficoltà il riso 'made in Italy'. Basti pensare che, dall’inizio della campagna di commercializzazione 2013-2014 fino a giugno, sono state importate quasi 90 mila tonnellate in più dell’anno scorso, con un incremento del 60 per cento".

E chiaro, quindi, che senza le opportune tutele dall’Europa, che valorizzino le produzioni nazionali mettendo dei paletti all’import “selvaggio” dai Paesi asiatici, con costi di produzione nemmeno lontanamente paragonabili a quelli europei, la risicoltura italiana rischia davvero la “debacle” -osserva la Cia-. E gli effetti sulle province risicole sarebbero devastanti, dal punto di vista economico e occupazionale, ma anche ambientale, vista la costante opera di difesa idrogeologica che i risicoltori portano avanti. Infine, non si può dimenticare che il riso è una delle colture più colpite dalla riforma della Pac e soffrirà di un forte calo dei pagamenti, e devono quindi strutturare ancora di più la filiera per raggiungere il mercato, che però non può essere “viziato” in partenza.