Per la qualità delle sue produzioni l’Italia si conferma crocevia del mercato a livello mondiale. L’agroalimentare e l’olio extra vergine di oliva hanno contribuito nel 2013 alla buona performance della domanda estera. Dai dati dell’osservatorio economico di Unaprol con particolare riferimento al settore olivicolo, l’analisi degli scambi mostra per il 2013 una bilancia commerciale in attivo. Il surplus risultante è pari a 151 milioni di euro. Nel 2013 l’Italia ha acquistato dall’estero olio per circa 1.200 milioni di euro, con introiti che hanno superato 1.300 milioni di euro. L’analisi delle importazioni in quantità evidenzia che queste superano l’export per 96 mila tonnellate.

I volumi importati, nel 2013, hanno quasi raggiunto il livello di 481 mila tonnellate, registrando una flessione del 20% rispetto all’anno precedente, attribuibile in misura maggiore al segmento degli oli di sansa. Prendendo in considerazione i Paesi fornitori è importante evidenziare che gli approvvigionamenti dalla Spagna hanno subito una contrazione del 35% in quantità e del 14% in valore.
La parte attiva della bilancia segnala un livello delle esportazioni pari a 385 mila tonnellate, con una contrazione dell’8% rispetto al 2012. Gli oli di maggior pregio (extra e vergini) concorrono al 76% delle vendite all’estero.


Negli Usa sono state inviate 112 mila tonnellate di olio, con una contrazione del 16% in valore e una progressione del 2% in quantità; in Germania si sono raggiunti livelli di 44 mila tonnellate di olio esportate ( -8% in volume e +10% in valore) e in Giappone si registra una contrazione del 5% in quantità e una progressione del 15% in valore. Bene anche le esportazioni di Dop e Igp, sempre in crescita nell’ultimo triennio. Due le designazioni di origine che detengono le prime posizioni in classifica sono la Dop terra di Bari con il 44% e l’Igp Toscano con il 37%.