Un imprenditore agricolo sacrifica ogni anno circa cento giorni per alimentare il mostro della burocrazia. Questo almeno stando a quanto emerso a Roma durante l’Academy di Confagricoltura dal titolo “Troviamo la via d'uscita!...Viaggio nel labirinto della burocrazia”.

Che si possa trattare di un dato esagerato è lecito dubitare, in particolare se si considera che per 21 Regioni italiane si hanno 20 Psr, ognuno dei quali composto da un numero di pagine che varia dalle 800 alle 1.600 e alle quali vanno aggiunti tutti gli allegati, i documenti attuativi, i bandi per la presentazione delle domande e i documenti modificativi e integrativi.

“I nostri imprenditori dovrebbero impegnare tutte le loro energie, ancor più nei periodi di crisi, a fare business e ad esportare a prezzi concorrenziali, a mantenere occupazione e non a combattere con i burocrati", ha dichiarato il presidente Mario Guidi chiedendo a chiare lettere uno Stato che sia il primo collaboratore e non la pietra al collo dell’attività imprenditoriale: uno Stato che “faciliti e non pregiudichi. Che semplifichi e si fidi delle imprese, non dimenticando che sono esse che danno occupazione, crescita e ripresa".

Guidi ha ricordato i ‘pilastri’ dell’azione per rilanciare il settore agricolo, tra cui il potenziamento dell’export; l’accesso al credito; l’incremento della ricerca e dell’innovazione e il coordinamento delle politiche europee, nazionali e regionali che devono focalizzarsi sull’attività imprenditoriale.
Per sfuggire ai nefasti effetti di questo Moloch che si alimenta con scartoffie, Confagricoltura indica diverse vie: taglio delle funzioni per tagliare le spese della burocrazia; sportelli unici Inps, Inail, Asl, Agea, Ispettorati Agrari, Uma, Guardia Forestale; semplificazione procedurale e superamento delle lungaggini che si traducono invariabilmente in un danno.


Il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi

“Sarebbe già un bel passo avanti se si riuscisse ad avere non un unico Psr nazionale, ma un unico format per la presentazione delle domande” ha provocatoriamente dichiarato Guidi.
Se in altri settori poi, si è spesso costretti a ingoiare enormi rospi perché ce lo chiede l’Europa’, in questo caso è assolutamente il contrario, con l’Italia che sembra voler far di tutto per rendere il proprio settore primario il meno competitivo possibile.
Gli altri, d’altronde, questo tipo di problemi li hanno affrontati e superati da tempo. Basti pensare che il Psr tedesco per il Land del Brandenburgo e Berlino arriva a malapena alle 200 pagine.

È questa l’amministrazione pubblica di cui abbiamo bisogno? Di cui hanno necessità le imprese?” si è chiesto Guidi e le risposte da parte dei rappresentanti delle istituzioni presenti, tra i quali per brevità ricordiamo solo il ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, Giampiero D’Alia, non potevano che essere concordi sulla necessità di un cambiamento.
A stretto giro partirà un tavolo del suo ministero con gli stakeholder per valutare l’impatto della burocrazia sul settore agricolo e individuare possibili soluzioni condivise.

Vista però la generale tendenza di resistenza al cambiamento delle istituzioni, che non è mancata di trasparire persino durante l’incontro, è quantomeno difficile ipotizzare rivoluzioni a breve termine e rimane solo la speranza che il tutto non si riduca all’apertura di un ennesimo tavolo destinato a non chiudersi mai.