"I costanti investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende del settore, pari a circa il 6% del loro fatturato complessivo, sono esplicito segnale dell'adozione di tecnologie sempre più avanzate e rispettose dell'ambiente, che hanno permesso una costante riduzione delle dosi d'impiego" ha notato l'Associazione.
Nel ventennio 1990-2010, infatti, si è registrato un calo del 32% nel consumo nazionale di agrofarmaci, passando dalle 141.200 tonnellate del 1990 alle 95.830 del 2010. "La ricerca promossa dalle aziende associate produce ricchezza e conoscenza, contribuendo a sostenere l'eccellenza della nostra agricoltura a livello sia europeo che globale" ha sottolineato Agrofarma.
Secondo i dati pubblicati sono sempre le Regioni settentrionali a distribuire la maggior quantità di prodotti fitosanitari (50,9%) precedendo il Sud (37,1%) e il centro Italia (12%), dati piuttosto in linea con quanto rilevato l'anno precedente sul 2010. Un moderato incremento, invece, riguarderebbe solamente i fungicidi e i prodotti vari, mentre gli insetticidi si riducono del 2,1% e gli erbicidi del 14,4%.
"I dati resi noti dall'Istat arrivano a conferma di una cultura agricola che va sempre più evolvendosi verso l'utilizzo intelligente, da parte degli operatori del settore, di tutti i mezzi tecnici oggi a disposizione" ha dichiarato Andrea Barella, presidente di Agrofarma. "La produzione integrata, ad esempio, è emblema di un approccio che consente di impiegare agrofarmaci solo se strettamente necessario sulla base di previsioni meteo e di infestazioni delle colture da parte dei parassiti, in linea con le indicazioni sul tema fornite dalle politiche agroambientali comunitarie e nazionali" ha concluso Barella.
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Fonte: Agrofarma