In agricoltura vige la regola del 'non si butta via niente'. E per la cenere di legna vale lo stesso. D'altronde i nostri nonni lo sanno benissimo. Quello che rimane nel camino dopo la combustione, all'interno della stufa o della cucina 'economica' può essere utilizzato in vari modi, ad esempio come sapone o meglio ancora come fertilizzante per le piante.

Per il terreno di orti o giardini la cenere di legna è un vero toccasana e si inserisce bene in quel concetto di economia circolare che oggi è al centro del dibattito pubblico e del futuro della Pac. Già, perché la cenere è composta da quegli elementi non volatili che rimangono nel braciere dopo la combustione della legna. Azoto, ossigeno, zolfo e anidride carbonica si disperdono nell'atmosfera, mentre tutto il resto rimane a terra.

"La cenere è stata ed è tradizionalmente impiegata come ricostituente della frazione minerale del suolo in quanto ricca in elementi utili per la pianta. In particolare calcio, potassio, fosforo e magnesio con anche alcuni microelementi quali ad esempio zinco, rame e ferro. Da questo punto di vista è riconoscibile una sua funzione concimante", spiega ad AgroNotizie Nicola Colonna, ricercatore dell'Enea della divisione Biotecnologie e agroindustria.

Non basta però prendere la cenere risultante dalla combustione dei residui di potatura o dal camino e spargerla sul terreno. Bisogna rispettare alcuni accorgimenti. Ecco dunque otto consigli per utilizzare la cenere di legna al meglio.
 

Otto consigli per usare la cenere come fertilizzante

C'è cenere e cenere. Non esiste una cenere di legna standard, ma essa varia grandemente nelle percentuali di elementi di cui è composta a seconda della specie che viene bruciata e dal modo con cui avviene la combustione. Va ricordato che "la composizione della cenere varia in virtù delle temperature raggiunte nella caldaia a causa delle quali variano le frazioni minerali che possono volatilizzarsi", precisa Colonna. "Ad esempio le ceneri di una stufa possono avere, percentualmente, più potassio delle ceneri prodotte da una caldaia dove si raggiungono temperature più elevate e dove una frazione del potassio si volatilizza".

Inoltre non tutta la cenere può essere utilizzata come fertilizzante. La cenere di carbone di legna può essere adoperata, mentre non va utilizzata quella da carbone fossile, perché può contenere alte percentuali di metalli pesanti (piombo, cromo, nichel, cadmio...).

Guardando alla scala industriale in un moderno impianto alimentato a biomasse si generano almeno due tipi di ceneri: quelle di caldaia (raccolte analogamente a quelle del braciere) e le ceneri catturate dagli impianti di filtrazione posti nel camino. Le ceneri prodotte in questi impianti non possono essere utilizzate, in quanto considerate rifiuti speciali e quindi devono essere smaltite secondo norme di legge.

Solo legna non trattata. Nei camini non dovrebbe andare che legna non trattata, questo per la tutela della salute delle persone e dell'ambiente. La legna su cui si sono utilizzate colle o su cui sono presenti film plastici protettivi non deve essere bruciata. Lo stesso vale per la legna proveniente da mobili oppure legna utilizzata in cantieri oppure quella delle traversine dismesse dei binari. Sono tutti prodotti che possono contenere elementi tossici.

Attenzione al pH del suolo"L'elemento più abbondante nella cenere di legna è solitamente il calcio che contribuisce a dare un valore di pH alla cenere molto elevato, superiore a dieci. Dunque fortemente basico", spiega Colonna. "La cenere può essere dunque utilizzata nei terreni con pH acido per correggerli grazie alla presenza dell'ossido di calcio che se usato nelle corrette quantità può aiutare a riportare alla neutralità il terreno. Condizione nella quale generalmente vivono meglio la gran parte delle piante coltivate". D'altro canto bisogna stare attenti a non applicare cenere a terreni già basici per evitare che lo diventino ancora di più.

Tempi di biodisponibilità per le piante. Nelle ceneri si concentrano gli elementi presenti nel legno utilizzato nella combustione che non sono volatili. Tali elementi si trovano sotto forma di ossidi che non sono prontamente disponibili per le piante. Bisogna dunque applicare per tempo la cenere al terreno e attendere che i microrganismi presenti nel suolo li rendano assimilabili dalle radici. Il fatto che questi ossidi siano scarsamente solubili non deve fare temere il rischio di dilavamento dei nutrienti attraverso la pioggia.

Meglio se con il letame. In campagna è tradizione unire la cenere di legna al letame degli animali da stalla. Questo perché l'interazione con i microrganismi presenti nelle deiezioni animali porta ad una diminuzione del pH della cenere e ad una migliore biodisponibilità degli ossidi che vengono utilizzati dai microrganismi per la formazione di sostanze organiche.

Metodo di applicazione. Per migliorare l'assorbimento degli elementi ed evitare dispersioni causate dal vento sarebbe meglio interrare la cenere, ad esempio nelle lavorazioni del suolo prima della semina. Oppure nell'interfila in abbinamento ad una fresatura.

QB - quanto basta. Fatte le premesse nei punti precedenti la domanda cruciale è: quanta cenere devo applicare? Non esiste una risposta univoca, visto che molto dipende dalla composizione della cenere e del suolo e dalla tipologia di coltura. Comunque si può dire che una dose di 200 chilogrammi ogni mille metri quadrati è sufficiente ad apportare al terreno tutti gli elementi di cui le piante hanno bisogno (fosforo, potassio, magnesio e calcio) mentre bisognerà integrare la cenere con fertilizzanti a base di azoto e zolfo.

Bene nel biologico. La legislazione che regola l'agricoltura biologica consente l'utilizzo della cenere di legna come fertilizzante, purché derivi da legname non trattato chimicamente dopo l'abbattimento.