La produzione
Ad inizio dicembre la produzione è ormai definitiva, il raccolto consuntivo è leggermente superiore a quanto stimato in agosto (2.264.081 vs. 2.199.526), ma la quantità di mele a disposizione per il mercato fresco si ferma a 1.954.736 tonnellate, cifra inferiore alla media degli anni precedenti.Si ritorna dunque ad una produzione regolare per l'Italia, dopo quella anomala dello scorso anno, con una quota destinata alla trasformazione di circa il 14% (invece del fisiologico 10-12%), dal momento che alcune aree sono state colpite da forti grandinate o dagli effetti della siccità.
L'Alto Adige fa registrare una produzione inferiore alla media, mentre per il Trentino il raccolto è particolarmente importante. Cresce in maniera evidente la produzione del Piemonte, dove i meleti hanno sostituito negli ultimi anni impianti di kiwi e drupacee.
Tabella produzione in Italia
Dal punto di vista varietale si registra un calo o una stabilità delle varietà tradizionali (Golden e Fuji), e un aumento deciso delle nuove varietà che sfiorano le 150mila tonnellate.
Grafico produzione mele per varietà
In generale, la qualità dei frutti in termini di gusto, calibro e colorazione è molto buona.
La produzione europea, fermo restando “l'incognita Polonia”, per la quale risulta molto difficile avere a disposizione dati certi, dovrebbe essere di poco superiore alle 13 milioni di tonnellate. I dati definitivi saranno comunicati da Wapa a febbraio congiuntamente a quelli di previsione per i paesi dell'Emisfero Sud.
Le giacenze
Al 1° gennaio 2019 le giacenze di mele in Italia ammontavano a 1.328.850 tonnellate in linea con la media delle annate precedenti, con un decumulo regolare che porta le vendite ad un totale dall'inizio della stagione di 625.886 tonnellate. Si evidenzia anche in questa annata un buon trend delle varietà più recenti, mentre le varietà più tradizionali incontrano più difficoltà a mantenere le tradizionali quote di mercato.Tendenze e prospettive
Fin dall'inizio della stagione, l'annuncio di una produzione tra le più alte di sempre ha condizionato le quotazioni, con la presenza di mele polacche nel mercato europeo ad un costo decisamente competitivo.Le vendite sono state abbastanza regolari, ma i prezzi hanno risentito di un'offerta elevata non solo in Italia, ma anche all'estero, dove la competizione degli altri produttori europei si fa sentire.
Dato che l'italia ha una produzione di qualità e un'ampia gamma di varietà, Asssomela consiglia due azioni: privilegiare l'acquisto di prodotto di origine nazionale e negoziare con più convinzione l'apertura di nuovi mercati, in particolare con un'azione più convinta da parte delle autorità ministeriali, ripetuta più volte negli anni dai produttori di mele e non solo.
Dalla chiusura del mercato russo nessun nuovo mercato è stato aperto alle mele italiane e i mercati nordafricani, diventati negli anni fondamentali, presentano, per varie ragioni, condizioni difficili che impediscono il raggiungimento dei volumi storici. Sebbene gli operatori abbiano lavorato con impegno alla creazione di nuovi sbocchi commerciali, vedi Vietnam, Taiwan e Thailandia, tutto è ancora fermo senza destare particolare preoccupazione da parte delle autorità competenti.
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Fonte: Assomela