Per approfondire questo tema AgroNotizie ha intervistato Roberto Chiesa, direttore commerciale di Romagnoli F.lli Spa.
In che direzione sta andando la campagna patate 2015? Quali le prospettive?
“Quella del 2015 ha tutti i presupposti per essere un’annata molto positiva per il settore pataticolo italiano - spiega Chiesa -, visti gli ultimi dati relativi alla fine delle scorte del prodotto in Nord Europa e, soprattutto, alla conclusione di un’ottima stagione per quanto riguarda le patate novelle, con punte di prezzi superiori del 50% rispetto al quelli dell’anno scorso. Come sempre capita, una campagna positiva delle novelle dà il via a una stagione potenzialmente favorevole per le patate comuni.
A differenza del 2014 - che è stato un anno nero per il nostro mercato - questa campagna potrebbe essere quella del riscatto, a patto che non si faccia l’errore di immettere sul mercato i prodotti ad un prezzo ribassato a fronte di una temporanea e del tutto naturale - vista la stagionalità del prodotto - flessione dei consumi. Abbassare i prezzi sui livelli del 2014 invece di sostenerli significa perdere un’occasione irripetibile per ridare ossigeno alla filiera pataticola italiana che è uscita stremata dalla pessima campagna dell’anno scorso”.
Come si può far crescere il comparto pataticolo italiano?
"La patata italiana è un prodotto di valore elevato, di alta qualità, certificato ed apprezzato. Basterebbe questa presa di coscienza per fare dei passi in avanti nel settore. Purtroppo troppe volte tutta la filiera pataticola fa proprio un concetto che andrebbe invece combattuto con forza, perché non veritiero e nocivo: la patata è una commodity, ovvero un prodotto "povero" e quindi non "degno" di essere valorizzato. Invece bisogna investire in sviluppo ed innovazione, per migliorare ancora di più la qualità delle patate e valorizzarle, evidenziandone le caratteristiche tipiche.
La Romagnoli F.lli Spa ha avviato da tempo una campagna per far conoscere le caratteristiche peculiari delle diverse varietà delle patate, sia dalla parte del produttore sia testando le varietà attraverso panel durante l’intera campagna di commercializzazione".
Roberto Chiesa, direttore commerciale dell'azienda bolognese Romagnoli F.lli Spa
Qualità, tracciabilità e promozione: possono questi elementi aumentare il valore della patata ed avvicinare il consumatore?
"Sicuramente sì. Il consumatore vuole essere messo sempre più al corrente delle caratteristiche del prodotto che mette sulla tavola, che siano patate o altri prodotti. E questa è una grande occasione per i prodotti nazionali. Difendere il made in Italy significa dare valore a quanto di buono è stato fatto dal settore agroalimentare fino ad oggi: le produzioni italiane hanno il primato europeo della sicurezza alimentare e dei prodotti Dop e Igp. Sono fattori che il consumatore non ignora e che premia, se valorizzati a dovere. Tanto si è fatto nelle patate ma tanto resta da fare. Il mercato può e deve giocare un ruolo fondamentale e da protagonista. Solo dialogando con il consumatore, informandolo sull’origine e le caratteristiche del prodotto, riducendo il ricorso alla pressione promozionale a tutti i costi, può educare un consumatore attento e voglioso di ricevere informazioni su quello che sta comprando".
Cosa ne pensa del concetto di fare sistema? Può essere elemento importante per il futuro del comparto pataticolo?
“Dipende da cosa si intende per "fare sistema". Noi siamo per un lavoro simbiotico tra i vari livelli di produzione e commercializzazione, con una condivisione d’intenti e prospettive, con un’equa ridistribuzione della marginalità. Ma pensiamo che in Italia questo non si stia verificando.
Oggi, nel settore ortofrutticolo non si fa sistema, ma accade che si spinga per fare l’opposto. Siamo specializzati nella costituzione dei Tor (tavolo ortofrutticolo regionale), credo costituiti più per assegnare poltrone che per finalità strategiche. Basti pensare al comparto pera. Da sempre si è respirato il bisogno di fare sistema, ma la situazione tutta italiana è la seguente: quando finalmente un’organizzazione progetta un sistema aggregativo subito ne viene costituito uno omologo da un'altra organizzazione. E magari anche un terzo, con il risultato che ogni organo promuove le proprie direttive, dando vita a incomprensioni e contraddizioni.
Per un ulteriore passo in avanti è essenziale che il Governo faccia la sua parte, proponendo una legislazione che favorisca la filiera e tutto il comparto agroalimentare. Abbiamo bisogno di maggiore organizzazione e comunicazione tra gli strati della filiera: come possiamo pretendere di valorizzare il prodotto senza che produzione e commerciale si confrontino?”