Dopo i casi del cancro batterico del kiwi, provocato dallo Pseudomonas siryngae p.v. Actinidiae, e la Sindrome di disseccamento dell’ulivo, indotta dal batterio Xylella fastidiosa, l’attualità conferma l’importanza per la nostra agricoltura di piante resistenti ai virus e ad altre patologie.
L’agrumicoltura siciliana è da mesi alle prese con il Citrus tristeza virus (Ctv), noto più semplicemente come “Tristezza degli agrumi” diffuso con ampi focolai, che interessano oltre 32.000 ettari di agrumeti, soprattutto nelle province di Catania e Siracusa. L’unico modo per fronteggiare l’emergenza è una azione obbligata di massiccia riconversione produttiva, basata su combinazioni di innesto tolleranti al Ctv.
E proprio di questo si è parlato in un importante convegno sul vivaismo agrumicolo, svoltosi oggi presso la sede Cra di Acireale. Ricercatori, addetti ai lavori e rappresentanti delle istituzioni regionali e nazionali hanno approfondito tematiche quali la certificazione del materiale vegetale di propagazione, la scelta dei portinnesti resistenti e le varietà da diffondere.
Il primo passo, anche in questo caso, è la distruzione delle piante infette. Ma bisogna fare attenzione proprio a come si effettuano gli innesti, che possono provocare l’ingresso del virus dalla tristezza, ovviamente su piante che non siano tolleranti alla presenza di questo patogeno. E’ il caso dei portainnesti di arancio amaro, che dovrebbero essere presto abbandonati, e che oggi consentono l’avanzata dell’infezione, poiché questa cultivar è sensibile al virus. La riconversione produttiva è del resto l’unica strada, poiché il virus è portato da alcuni afidi vettori – il più temibile è Toxoptera citricidus - per il contrasto dei quali non sono stati ancora trovati degli insetticidi validi.
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, con il suo Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le colture mediterranee di Acireale, è impegnato in prima linea nel Programma nazionale di certificazione volontaria degli agrumi, con la obbligatoria fornitura del “primo” materiale di propagazione alle strutture vivaistiche, costituito da piante certificate di categoria “Base” ed esenti da patogeni di quarantena.
Il programma di riconversione richiederà una notevole produzione di piante che impegnerà enormemente il settore vivaistico. Il Programma nazionale di certificazione volontaria degli agrumi e la fornitura da parte del Cra - Agrumicoltura del materiale certificato, assumeranno una importanza ancora più rilevante.
“Se si pensa che gran parte delle cultivar di agrumi diffuse sul territorio nazionale e internazionale deriva proprio dal lavoro svolto dai ricercatori in questo Centro del Cra, si può comprendere l’importanza del contributo che il nostro ente apporta da sempre all’agricoltura italiana” commenta Salvatore Parlato, commissario straordinario del Cra.
“Anche attraverso questo intervento a favore della filiera vivaistica, il piano di razionalizzazione avviato dal Mipaaf – afferma il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione - evidenzia la necessità, non più procrastinabile, di rilanciare la ricerca agricola italiana, intesa quale asset strategico dell'agricoltura a servizio degli agricoltori.
Un'agricoltura competitiva italiana deve necessariamente confrontarsi con le nuove sfide globali, valorizzare gli strumenti europei disponibili per la ricerca e fare una ricognizione delle esigenze delle aziende, ponendole in connessione con le eccellenze scientifiche già esistenti, come questa di Acireale, o con altre da potenziare, a beneficio delle imprese vivaistiche ed agrumicole del territorio”.
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Fonte: CRA - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura
Autore: Mimmo Pelagalli