Si è conclusa il 3 ottobre scorso la campagna di raccolta e trasformazione del pomodoro da industria nel Nord Italia targata 2022. Le superfici coltivate sono state pari a 37.204 ettari. Di queste, l'11% con tecniche di produzione biologica mentre il restante 89% osservando i disciplinari regionali di produzione integrata. Sono state trasformate 2.890.000 tonnellate di materia prima. La campagna si è svolta con regolarità ad eccezione della settimana dal 15 al 21 agosto 2022, che ha visto un rallentamento e il fermo della lavorazione, a causa delle piogge intense che hanno interessato tutto il territorio. È quanto afferma una nota ufficiale dell'Organismo Interprofessionale del Bacino del Nord Italia.

 

Fondamentale - secondo la nota - è stata la tempistica dei trapianti gestita dalle Op, Organizzazioni di Produttori, che hanno saputo distribuire la produzione su un arco temporale ampio, che ha fatto partire la raccolta il 14 luglio, proseguita con consegne giornaliere consistenti fino al 25 settembre, e terminata definitivamente il 3 ottobre con gli appezzamenti più tardivi.

 

La siccità, che ha caratterizzato l'estate 2022, ha minacciato fortemente la produzione: "ma grazie all'impegno degli agricoltori nella razionalizzazione e oculatezza nell'utilizzo dell'acqua e alle iniziative di gestione dell'emergenza dei consorzi di bonifica e delle istituzioni regionali e nazionali preposte, nonché all'aiuto di qualche pioggia estiva, i danni sono stati minimizzati" si sottolinea nel comunicato.

 

Le rese sono state superiori alla media, registrando una resa totale di 77,9 tonnellate/ettaro maggiore della media quinquennale di 73,1 tonnellate/ettaro, confermando un trend generale di miglioramento nelle rese pluriennali.

 

Nel dettaglio, il pomodoro a produzione integrata ha avuto una resa di 79,44 tonnellate/ettaro a fronte di una media quinquennale di 74,0 tonnellate/ettaro mentre quello a biologico una resa di 65,2 tonnellate/ettaro rispetto alla media quinquennale di 63,1 tonnellate/ettaro.

 

Poche anche le patologie riscontrate, che hanno consentito una produzione di buona qualità, caratterizzata da un grado brix di 4,84, anche questo leggermente superiore, con uno scarto di 4,66% sul valore della media storica, miglior valore assoluto su questa e con un vantaggio sul grado brix medio minimo del 7,56%. A tanto si è aggiunto un buon risultato in colore.

 

Tutti questi fattori hanno permesso di raggiungere gli obiettivi che la parte agricola e la parte industriale si erano prefissati, arrivando con le consegne oltre il 95% della materia prima contrattata in primavera.

 

"La definizione in primavera di un prezzo di riferimento, accordato fra le parti, che varia poi in funzione della qualità del pomodoro consegnato, e l'averlo tenuto saldo per tutto il periodo di raccolta per la serietà di entrambe le parti, ha consentito di affrontare questa campagna, connotata da fattori produttivi con prezzi molto instabili e in generale elevati, in condizione di stabilità e relativa tranquillità, permettendo di lavorare secondo quanto effettivamente preventivato - è scritto nella nota, dove si sottolinea: "La campagna ha subìto infatti il forte aumento dei costi energetici sia dal punto di vista agricolo che industriale, e su questa tematica esiste tuttora preoccupazione per il futuro".

 

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Il presidente dell'Oi, Tiberio Rabboni, ha commentato: "I dati parlano chiaro. La campagna 2022 ha sostanzialmente centrato gli obiettivi prestabiliti a primavera e questo nonostante la siccità e gli aumenti nei costi di produzione".

 

La programmazione ha pagato secondo Rabboni: "Ha funzionato la programmazione delle superfici, come ha funzionato il nuovo servizio Oi di previsione delle consegne settimanali sulla base delle date di trapianto e, determinante, ha funzionato anche il gioco di squadra tra agricoltori, consorzi di bonifica e istituzioni per minimizzare l'impatto della siccità".

 

Per il presidente della Oi del Nord è il momento però di guardare avanti: "Ora è fondamentale realizzare tutti gli interventi decisi, previsti e finanziati con i fondi Pnrr, nazionali e regionali per accrescere la disponibilità irrigua e la raccolta delle acque. Solo così l'agricoltura italiana di qualità potrà convivere con il cambiamento climatico".