Non bene secondo le prime stime riportate sia da Confcooperative Toscana, che dalla Coldiretti regionale, che prospettano un calo di produzione del 50% rispetto allo scorso anno.
Secondo i primi dati di Coldiretti, la produzione di olio in Toscana dovrebbe attestarsi intorno agli 80-90mila quintali contro i 150mila quintali del 2020.
La causa principale è la siccità, come ha dichiarato Ritano Baragli, vicepresidente Confcooperative Toscana. Siccità che ha segnato soprattutto l'ultima parte dell'estate e che in certe zone continua a persistere, con conseguenze negative sulle olive.
L'effetto principale riscontrato, secondo Baragli, è la scarsa crescita dei frutti, che ha portato ad avere olive troppo piccole e una conseguente riduzione di produzione.
La quantità di olive è quindi bassa, la speranza ora è in una maggiore resa in olio, possibile anche grazie allo scarso contenuto d'acqua dei frutti, che potrebbe compensare un po' il risultato produttivo finale.
Dall'altro canto però il caldo estivo ha rallentato anche lo sviluppo della mosca olearia, permettendo di avere olive in genere sane che promettono una buona qualità dell'olio, specialmente nelle zone interne della regione.
Diversa è invece la situazione sulla costa, dove la mosca ha colpito di più, anche se in generale questo, che è stato il primo anno senza dimetoato, non è stato un anno particolarmente critico per gli attacchi del parassita.
Per il presidente di Coldiretti Toscana Filippo Fabrizi, invece, una delle preoccupazioni maggiori è l'aumento delle importazioni di olio estero, che sono aumentate del 5% facendo superare i 700 milioni di bottiglie di extravergine non italiano sugli scaffali della grande distribuzione.
Tuttavia le prospettive di mercato per l'olio toscano sono buone, sostenute, quasi paradossalmente dalle esportazioni.
Sempre secondo la Coldiretti regionale le esportazioni dell'olio extravergine toscano rappresentano un quarto del fatturato totale dell'export agroalimentare, con un valore che raggiunge i 650 milioni di euro.
Esportazioni che secondo Coldiretti sono in crescita, una crescita che in dieci anni è stata del 60% e che solo nel primo di quest'anno ha fatto segnare l'1,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
La tendenza quindi è quella di importare per consumo olio a basso prezzo e spesso di bassa qualità e di esportare olio di alta qualità a prezzi elevati, o per lo meno adeguati (o più adeguati) ai costi di produzione.
Consolidare e rafforzare un mercato interno di olio italiano di qualità resta però un obiettivo importante, che dovrebbe essere portato avanti da tutti.