Alla Camera di commercio di Bari, ieri, 28 maggio 2019, per la seconda seduta consecutiva, non si è dato corso nella Borsa merci alla fissazione del prezzo dell’olio di oliva extravergine in nessuna delle cinque tipologie previste: con acidità massima 0,4% , con acidità massima dello 0,8%, tracciato Iso 22005 con acidità massima dello 0,4%, biologico e Dop Terra di Bari. Laconico il commento al listino della Borsa merci del capoluogo pugliese “Mercato invariato con gli extra vergine di oliva non quotati per mancanza di contrattazioni”.

Una mancanza di contrattazioni che però non ha riscontri nelle giacenze: secondo Frantoio Italia, bollettino n. 9/2019, dati al 15 maggio 2019 - Giacenze oli detenuti in Italia al 15 maggio 2019 da soggetti obbligati alla tenuta del Registro telematico oli, tenuto dall’Istituto centrale per la qualità e la repressione frodi – solo in Puglia erano presenti a quella data 49.667,66 tonnellate di olio classificato come extravergine di olive sfuso. In buona parte si tratta di produzione italiana: 36.832,26 tonnellate. E il tutto senza contare il prodotto imbottigliato e in via di classificazione o a Dop e Igp.

Di tutto l’olio presente in Puglia solo nella provincia di Bari la giacenza di magazzino al 15 maggio scorso è di ben 22.613,75 tonnellate. Numeri che sicuramente risentono del lento fluire della passata campagna produttiva 2017, che ha attutito gli effetti di scarsità dell’olio prodotto nell’autunno 2018.

Le ultime quotazioni note della Camera di commercio di Bari risalgono così al 14 maggio scorso, quando l’extravergine con acidità massima 0,4% era stato fissato a  5,50 euro al chilogrammo sui minimi e a 5,70 euro al chilogrammo sui massimi, mentre l’extravergine con acidità massima dello 0,8% si era attestato a 5,10 euro al chilogrammo sui minimi ed a 5,30 sui massimi.

Tale situazione può comportare però un’anomalia: il più importante contratto di filiera sull’olio extravergine di oliva, siglato da Italia Olivicola, Unapol, Aifo, Assofrantoi e Assitol, sotto l’egida del Fooi, e presentato a Roma il 6 dicembre 2018, prevede che l’acquirente di olio si impegna a pagare al produttore una maggiorazione di 40 centesimi al chilo sul prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva 100% italiano di alta qualità rilevato dalla Borsa merci di Bari al momento della compravendita.

Questo significa che eventuali cessioni di filiera avvenute lontano da Bari nei giorni scorsi sono rimaste senza un prezzo di riferimento ragionevolmente vicino al tempo dell’esecuzione del contratto. Ed è improbabile che non siano avvenute: sempre secondo Frantoio Italia del 15 maggio, a quella data erano presenti in Italia oltre 158mila tonnellate di olio extravergine di olive sfuso, del quale ben  85.540,89 tonnellate di olio italiano.