Con queste parole Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, ha lanciato da Expo Fico Eataly World, un parco tematico che sta nascendo a Bologna, nell’area del Caab (il mercato ortofrutticolo), e che avrà al centro il tema del cibo.
Una Disneyland dell’agroalimentare che in qualche modo vuole raccogliere l’eredità di Expo. Se all’esposizione universale il tema era sfamare il mondo, la Fabbrica italiana contadina (questo il nome completo che dà vita alla sigla Fico) vuole celebrare l’agroalimentare italiano, la biodiversità e la varietà di cibi, coinvolgendo prima di tutto i bambini.
“Due milioni di ragazzi hanno visitato Expo e sono sicuro che la loro percezione del cibo è cambiata per sempre”, ha ricordato Farinetti, che insieme a Regione Emilia Romagna, comune di Bologna e Coop è uno dei main sponsor dell’iniziativa. “Il nostro parco si rivolge soprattutto a loro. Sarà un luogo, unico in Italia, in cui raccontare e valorizzare il patrimonio agroalimentare e di biodiversità dell’Italia”.
Fabbrica italiana contadina avrà diversi cluster (per mutuare un termine di Expo): latte e animali, cereali, ortofrutta, bevande e condimenti, dolci.
I visitatori saranno guidati in un percorso lungo tutta la filiera agroalimentare. All’interno dell’ettaro di campi e stalle verrà mostrato come piante e animali crescono, mentre nei padiglioni la materia prima verrà lavorata fino ad arrivare al prodotto finito, che i visitatori potranno mangiare e acquistare.
Elemento essenziale di Fico sono le imprese e i consorzi, per ora 40, che rappresentano l’eccellenza italiana nei rispettivi ambiti. Marchi storici, come Venchi, solo per fare qualche nome, accanto a realtà più piccole, come il Pastificio di Martino. Realtà strutturate come il Consorzio del Grana Padano o della mortadella di Bologna, accanto a start-up come SfogliAmo. Ci saranno i produttori di sfarinati di Selezione Casillo, ma anche i birrai di Baldin e i tartufi di Urbani. Anche la Bianchi, storica marca di bici, sarà presente e metterà a disposizione dei visitatori le bici per visitare Fico.
Il Parco promuove la cultura del mangiar bene italiano, ma vuole fare anche business. L’agroalimentare nostrano ha la possibilità di aumentare la produzione e soprattutto l’export. Fico servirà come trampolino e vetrina per i nostri prodotti.
“Gli stranieri che verranno a trovarci toccheranno con mano che cosa significa mangiare italiano”, spiega Farinetti. “Fare i poliziotti per fermare l’italian sounding è inutile. Bisogna educare i consumatori esteri a riconoscere il vero made in Italy, magari aiutandoli con un marchio riconoscibile”.
Ma perché proprio Bologna? “La nostra città è in una posizione strategica dal punto di vista dei mezzi di trasporto”, ricorda Vittorio Merola, sindaco di Bologna. “Ed è capoluogo di una Regione a forte vocazione agricola”.
Si è voluto inoltre valorizzare gli spazi dell’ex ortomercato, energeticamente autosufficienti perché ricoperti di pannelli fotovoltaici. Il governatore Bonaccini ha promesso di potenziare i mezzi di comunicazione, mentre il ministro Maurizio Martina ha dato la sua disponibilità per sostenere l’iniziativa.
L’obiettivo? Sei milioni di visitatori all’anno, di cui due stranieri. Mezzo milione di bambini e anche 600 mila visitatori business.
Fico è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato. Regione e Comune ci hanno messo l’area dell’ex mercato ortofrutticolo, mentre Eataly e Coop hanno dato vita a Eataly World, che gestirà il parco. Il tutto verrà realizzato grazie al Fondo Pai (Parchi agroalimentari italiani) gestito da Prelios Sgr, nel quale hanno investito, tra gli altri, anche l’Enpam, Coop Adriatica, Banca Imi, Unindustria Bologna e la Camera di commercio di Bologna.