Partendo dal fatto che la sicurezza alimentare debba essere un prerequisito, l'attenzione si è soffermata in particolare sull'aspetto dei residui sui prodotti ortofrutticoli. Tiziano Galassi del Servizio fitosanitario dell'Emilia-Romagna, regione che dagli anni '70 ha avviato la produzione integrata, ha ricordato che il “Regolamento comunitario n. 396/2006 impone a tutti i Paesi membri gli stessi limiti di residui chimici sui prodotti agricoli”. Eppure nel Pan, il Piano d'azione nazionale sull'uso sostenibile degli agrofarmaci, si evidenzia che “nei prodotti provenienti da Paesi extra-Ue il rischio di trovare residui oltre la soglia sono 26 volte superiori rispetto al prodotto italiano, la cui sicurezza si attesta invece al 99,7 per cento”, ha rilevato Ivano Valmori, ceo di Image Line.
“Di routine facciamo analisi su ortofrutticoli freschi e trasformati su 500 sostanze attive, numero superiore a quello previsto dalla legge comunitaria. Dal 2010 a oggi abbiamo analizzato circa 60mila campioni, italiani ed esteri: abbiamo rilevato una presenza di residui di agrofarmaci sopra i limiti di legge dell'1 per cento”, ha spiegato Lorenzo Petrini, responsabile del laboratorio Greit di Bologna, autorizzato dal sistema di controllo tedesco Qs (obbligatorio per i fornitori italiani che esportano in Germania) per il controllo dei residui di fitofarmaci sui prodotti ortofrutticoli.
Ma come capire se un prodotto è made in Italy o no? “L'agricoltore – è intervenuto Ivano Valmori – è l'unico a poter raccontare la storia del prodotto, in quanto raccoglie in campo tutte le informazioni sulle tecniche e trattamenti svolti per compilare il Quaderno di campagna, obbligatorio per leggere dal 2002. Sistema che può contare su strumenti utili quali le nuove tecnologie e il web”.
In questo contesto, il biologico riveste un ruolo di primo piano in termini di minor impatto ambientale rispetto alla produzione tradizionale. “Siamo i più grandi produttori in Europa di biologico ma anche pessimi consumatori – ha debuttato il direttore di AlmaverdeBio Paolo Pari -. Il biologico non è un ritorno al passato: è una filiera che in questi anni si è caratterizzata per lo sviluppo delle tecniche agronomiche e per l'innovazione varietale”.
Un prodotto biologico però non deve essere considerato più sicuro, in quanto la sicurezza alimentare deve essere un prerequisito indispensabile. L'ha premesso Fabrizio Piva, presidente dell'ente certificatore Ccpb. “La percezione che dobbiamo dare del biologico è in termini di salubrità del prodotto al consumo”, ha detto.
Su un'agricoltura più sostenibile anche dal punto di vista ambientale sta investendo la Regione Emilia-Romagna: “Tra gli obiettivi del Psr c'è quello di raggiungere entro i prossimi anni i 230mila ettari interessati da azioni agroambientali”, ha informato il direttore generale agricoltura Valtiero Mazzotti.
Nella parte conclusiva, il dibattito si è soffermato sull'aspetto della sicurezza nutrizionale. Innanzitutto la prevenzione dal rischio oncologico grazie a una corretto regime alimentare, prediligendo una dieta ricca di ortofrutta e legumi. “Il 30-35 per cento dei casi di tumori è legato a quello che mangiano, percentuali che salgono al 70-75 per cento per certi tipi di tumori, come quello al colon e all'intestino”, ha avvertito l'oncologa Lucia Bedei, dell'Ausl della Romagna.
Ma anche i produttori possono fare la propria parte scegliendo una produzione sempre più amica della salute, e dunque prediligendo il biologico, come ha invitato a fare la dottoressa Bedei. “I phytochemical, componenti presenti naturalmente nei vegetali di cui è stata dimostrata la capacità di addormentare le cellule tumorali, sono sintetizzati dalle piante tanto più sono coltivate selvaggiamente”, ha spiegato.
Numeroso e qualificato il parterre degli ospiti: Franco Albertini, presidente Rotary Club Ravenna; Maria D'Esposito, dirigente scolastico Istituto tecnico agrario 'Luigi Perdisa'; Giannantonio Mingozzi, vice sindaco di Ravenna; Valtiero Mazzotti, direttore generale Agricoltura Regione Emilia-Romagna; Paola Morigi, segretario generale Cciaa Ravenna; Paolo Pari, direttore AlmaverdeBio; Ugo Palara, direzione tecnica Agrintesa; Tiziano Galassi, Servizio fitosanitario Regione Emilia-Romagna; Fabrizio Piva, presidente Ccpb; Lucia Bedei, medico oncologo Ausl Romagna; Laura Rossi, nutrizionista Crea; Massimo Cocchi, Centro ricerche nutrizione del Mediterraneo; Giovanni Lercker, dipartimento Scienze degli alimenti Università di Bologna; Lorenzo Petrini, laboratorio Greit; Ivano Valmori, Image Line; Luciano Calò, direttore ufficio Sanità marittima Ravenna.
Il dibattito rientra nel progetto pluriennale del Rotary Club Ravenna, presieduto da Franco Albertini, che collega il tema della sicurezza alimentare con le pratiche agricole necessarie per una produzione di qualità, e premierà le migliori tesi svolte dagli studenti dell'Istituto agrario di Ravenna.
Il talk è visibile su www.agrilinea.tv
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Fonte: Agrilinea