“Il Rapporto costituisce uno degli strumenti per un’informazione sull’evoluzione del sistema agricolo e viene realizzato nell’ottica di una socializzazione del valore economico, sociale e territoriale del cosiddetto settore primario nei suoi intrecciati rapporti con il resto dell’economia e della società – ha spiegato il commissario straordinario Inea, Giovanni Cannata – e vuole essere un documento di riflessione sulle problematiche del governo del settore ai vari livelli”.
Come di consueto il rapporto disegna, nella prima delle sue tre parti, un quadro articolato delle dinamiche del settore agroalimentare, coniugando in una dimensione unitaria i principali fenomeni macro e strutturali del comparto: il valore aggiunto agricolo in crescita nel 2013 dello 0,3%, il trend positivo delle esportazioni (+4.7%) che in parte attenua la compressione della domanda aggregata interna sia sul versante dei consumi (-3,1%) che degli investimenti (-4.7%). Si segnala anche il dato in controtendenza costituito dall’occupazione, in calo tra il 2012 e il 2013 del 4,1%.
In questo scenario, il Rapporto analizza in dettaglio le scelte nazionali relative all’applicazione della riforma della Pac per il periodo 2014-2020.
“Le nuove modalità di assegnazione dei pagamenti diretti è una delle dinamiche di maggiore incidenza del prossimo futuro”, ha commentato la dirigente di ricerca dell’Inea, Alessandra Pesce. Opinione condivisa peraltro da Felice Assenza, direttore generale delle politiche internazionali e dell’Unione Europea, che ha ripercorso le principali tappe della discussione sulla Pac e ha definito il risultato, letto alla luce della proposta iniziale, come ‘ottimo’.
Seguendo lo schema consueto, il Rapporto si sviluppa poi in una seconda parte dedicata agli approfondimenti tematici che quest’anno, accanto ad un tema più tradizionale per il nostro Paese, qual è quello delle differenze territoriali, affronta due temi di interesse attuale: l’occupazione giovanile e le politiche per il settore cosiddetto biologico.
La terza parte è invece interamente focalizzata sulle scelte nazionali adottate in occasione dell’attuazione del nuovo periodo di programmazione 2014-2020, con riferimento al primo e secondo Pilastro. Non mancano lumi su strategie, strumenti e priorità con le quali l’Italia affronta questa nuova esperienza e che hanno fatto parte di un negoziato sviluppatosi tra Bruxelles e le Regioni.
“I numeri dimostrano – ha spiegato il viceministro Andrea Olivero - che l’agroalimentare è una parte centrale dell’economia italiana. Gli oltre 33 miliardi di euro di export sono un risultato importante, ma vogliamo aiutare le aziende ad arrivare a 50 miliardi entro il 2020. La tenuta sostanziale della produzione è un segnale di come questo settore sappia essere anticiclico e la conferma che l’agroalimentare possa essere uno dei motori della ripresa del Paese. Sinora il nostro governo ha messo in campo diversi progetti che rispondono ai dati emersi, ma certamente rimane ancora molto da fare, e il lavoro di Inea sarà per noi uno strumento prezioso”.
Il Rapporto è disponibile per il download gratuito sul sito web di Inea.