Nata il 12 febbraio scorso da sei cooperative, UEcoop ha raggiunto in pochi mesi i requisiti per essere riconosciuta dal ministero dello Sviluppo economico quale associazione nazionale di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo.
Oggi aggrega oltre quattromila cooperative e trecentomila soci andando a coprire tutti gli ambiti d'intervento in venti Regioni italiane.
L'Italia che fa l'Italia
In un contesto nazionale in piena crisi dove la disoccupazione sale - nella sola Lombardia secondo un'elaborazione UEcoop fra il 2011 e il 2012 il numero di disoccupati è cresciuto di 32,4 punti percentuali - e gli italiani tagliano sulle spese quotidiane, oltre duecento cooperative si sono date appuntamento a Milano per sottolineare il ruolo strategico della cooperazione sul fronte economico ma anche su quello sociale.
"Scopo dell'incontro di oggi e di quelli delle scorse settimane in altre regioni italiane, è quello di raccogliere pareri, opinioni e bisogni dal basso - ha spiegato Vincenzo Sette coordinatore nazionale di UEcoop - per dare vita ad un documento che verrà presentato l'8 ottobre prossimo a Roma in occasione del primo incontro nazionale di UEcoop".
"Si tratta - ha spiegato Sergio Marini, presidente nazionale Coldiretti nel suo intervento in chiusura di giornata - , del documento fondante da cui partiranno le azioni concrete coerenti al percorso individuato come comune e condiviso".
Dal territorio la risposta
Coldiretti, motore propulsore e traino alla nascita di UEcoop, ha scelto di giocare un ruolo da protagonista proprio perché convinta della necessità di rimettere in moto i territori partendo da concetti quali identità territoriale, orizzontalità - caratteristica dell'aggregazione cooperativa, sussidiarietà e un'idea nuova di rappresentanza.
Tra i passaggi necessari, quello di prendere le distanze dalla visione oggi diffusa di rappresentanza verticale e corporativa che ha portato verso inevitabili e dannose deviazioni - esemplificativa la vicenda quote latte - per migrare verso una interazione orizzontale nata dal basso capace di abbracciare un processo di sburocratizzazione, di ristrutturazione della figura del socio e di rimodernizzazione del concetto di mutualità cooperativa.
"Ciò che ci contraddistingue dall'essere l'ennesima cooperativa, è il coraggio di portare avanti un'idea per il cambiamento del Paese - ha spiegato Sergio Marini nel suo lungo intervento -. Pensiamo esista una via percorribile e intermedia tra la crescita ad ogni costo che porta alla distruzione ambientale, e l'accettazione dell'impoverimento economico, a fronte di un mercato mondiale in cui non sappiamo competere. Crediamo - ha proseguito - in una terza strada capace di coniugare una crescita, lenta ma possibile, ad una qualità di vita accettabile e capace di migliorare le relazioni, l'ambiente e la socialità" ha spiegato il presidente Coldiretti.
Basta dunque svendere il made in Italy, patrimonio nazionale unico e inimitabile alle multinazionali straniere. Basta perseguire un modello fondato sul costo di produzione e sull'omologazione d'impresa tipico degli ani '70 e '80 ma ormai non più attuale. Ora - hanno spiegato dal palco - è necessario perseguire un modello di sviluppo sostenibile e il ruolo di UEcoop è quello di spingere affinchè chi non ha il coraggio di prendere decisioni in tal senso si senta motivato e sostenuto nel farlo.
"Siamo europeisti - ha quindi aggiunto Marini - ma nella misura in cui l'Europa si limiti a regolare le grandi questioni quali il dumping, l'internazionalizzazione, il commercio internazionale e la crisi senza intervenire sui singoli territori ai quali deve essere lasciata la possibilità di esprimersi a pieno.
Stiamo costruendo un'Europa invasiva con la tendenza ad appiattire le diversità attraverso norme comunitarie che annientano le singole culture e cancellano le differenze.
L'Europa è il primo soggetto non sussidiario e non lo possiamo accettare; per quanto ci riguarda la sussidiarietà deve essere vera e piena, dall'Europa in giù.
Se riusciamo ad essere fermi rispetto a questo percorso - ha concluso - una spallata la daremo; con determinazione, buona volontà e quattro o cinque idee giuste, potremo fare molto in una fase storica in cui la politica non può nulla; ciò che vogliamo è rimettere al centro i veri valori: le persone e il territorio".
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Fonte: Agronotizie - Settimanale di tecnica, economia e innovazione in agricoltura
Autore: Michela Lugli