Ad essere fortemente penalizzate, due colture tipiche del paesaggio mantovano: la barbabietola, che subirà un drastico calo anche del 50-60%, circa il doppio rispetto a quanto l’associazione dei contoterzisti e degli agricoltori virgiliani aveva preconizzato lo scorso 6 marzo; ma anche il pomodoro, coltura sotto contratto, il cui prezzo però potrebbe definirsi in questi giorni.
Questa variabile, unita alla sofferenza vegetativa delle piantine di tomato ancora in attesa di trapianto, porta Apima ad appesantire la stima recessiva elaborata all’inizio del mese.
La flessione sulle semine potrebbe essere superiore anche del 20 per cento.
Dopo la pioggia insistente, anche l’attuale situazione meteorologica non aiuta, col cielo coperto e temperature ben al di sotto della media stagionale. “I terreni sono ancora bagnati, è impossibile entrare in campo con i mezzi”, precisa Apima.
Questo significa che anche le semine di erba medica e di mais, coltura principe della Pianura padana, slitteranno a dopo Pasqua.
“Si ritorna a seminare in aprile, come era usuale fino a qualche anno fa – osserva Speziali -. Non credo, però, che questo sia negativo. Rispetto ad alcune ditte sementiere, che suggeriscono di anticipare a marzo le semine, ove possibile esprimo una posizione controcorrente. Sono convinto infatti che la semina ritardata espone la coltura a sviluppare meno l’aflatossina B1, in quanto il calendario della maturazione della pianta si sposta da luglio-agosto ad agosto-settembre, quando l’escursione termica fra il giorno e la notte è più marcata e le temperature notturne sono più fresche. Questo attenua il pericolo della micotossina, vera piaga della scorsa stagione”.
Le semine di riso, che subiranno comunque una frenata fino al 40-50% rispetto alle superfici 2012, non sono esposte al clima impazzito. “Il calendario di semina è posticipato alla fine di aprile – spiega il numero uno di Apima – ma ad oggi è stato impossibile preparare il terreno attraverso aratura e livellatura”.
Un’operazione che non si è ancora potuta svolgere nei campi è la “nitratatura” dei grani, in quanto il frumento non ha ancora accestito (c’è solo la pianta maestra). “Servirebbe un po’ di azoto per dare spinta vegetativa – dice Speziali – ma ad oggi è impossibile. Il rischio è quello di arrivare alla raccolta con una pianta più debole, con una resa inferiore e non esaltante sul piano della qualità”. Tradotto in cifre, non è escluso che la produzione dei frumenti tenero e duro risentirà di un calo anche del 15-20% e oltre.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Apima Mantova