“Il triangolo delle province di Ferrara, Bologna e Modena – ha sottolineato Carlo Alberto Roncarati – è l’areale più vocato per la pericoltura, dove si producono le pere migliori con condizioni ambientali eccezionalmente favorevoli e imprenditori di grandissima capacità. Le pere dell’Emilia Romagna si fregiano del riconoscimento Igp dell’Unione europea. Questo convegno punta alla tutela della Pera Abate Fetel, regina della produzione nazionale, che in assenza di adeguate contromisure comunicative, logistiche e commerciali, rischia di non mantenere le quotazioni che l’hanno resa remunerativa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Sergio Lenzi: “L’Italia e la nostra Regione – ha detto - godono di un patrimonio gastronomico ampio e inesplorato, tra cui molti tipi di frutta. La Pera Abate Fetel rappresenta una di queste eccellenze. Ecco perché bisogna impegnarsi per una migliore comunicazione di una cultivar di assoluto valore”.
“Bayer CropScience – ha evidenziato Renzo Angelini – ha orientato il proprio impegno per creare, attraverso l’innovazione, una condizione ottimale per una vita sociale migliore. Di qui, la realizzazione della collana “Coltura & Cultura”, per far conoscere i valori della produzione agroalimentare italiana, della sua storia e dei legami con il territorio. La collana prevede la realizzazione di una serie di 12 volumi. Il convegno è stata la migliore occasione per la presentazione proprio del volume sul pero, un’opera utile agli specialisti e ai consumatori”.
“La Pera Abate rappresenta un alimento importante per qualsiasi età ed è indicata anche per chi soffre di disturbi nella regolazione della glicemia per il ridotto contenuto di glucosio (2 g%) e per l’apporto di fibra solubile”. Così ha esordito nel suo intervento Carlo Cannella, ordinario di Scienza dell’Alimentazione presso l’Università La Sapienza di Roma. “La pera - ha detto Cannella - contiene una miscela di nutrienti, importanti per l’azione regolatrice sull’equilibrio acido-basico del sangue e sulla flora batterica intestinale. Nessun chimico sarebbe capace, mettendo insieme questi stessi componenti, di ottenere i medesimi risultati non solo da un punto di vista nutrizionale ma anche per la gratificazione dei nostri sensi (vista, olfatto e tatto) da cui tanto dipende il benessere psico-fisico”.
Nel corso dell’incontro autorevoli testimonials hanno illustrato gli esempi ed i motivi del successo di Melinda, del Radicchio di Treviso, del Consorzio Vitellone Bianco Appennino Centrale e dell’Asti Spumante, suggerendo le ricette per consentire alla “regina” di restare tale, dopo che una specifica ricerca compiuta da Trade Food Lab, e commentata da Daniele Tirelli, ha evidenziato una percezione del prodotto da parte del consumatore sorprendente.
“Si tratta di opinioni influenzate da luoghi comuni e da qualche pregiudizio che è bene considerare al momento di produrre uno sforzo comunicativo più che mai necessario – ha sottolineato Tirelli, sociologo del consumo -. La prima questione è evidenziare in quale misura un prodotto dai pregi rilevanti come la Pera Abate Fetel, stia soffrendo di un posizionamento basso e immeritato. Esaminati i luoghi comuni, si potrà impostare un piano di valorizzazione. La capacità degli italiani di distinguere le diverse varietà di pere è molto bassa. Dunque è determinante il ruolo informativo dei canali distributivi”.
Oltre ad un’adeguata “comunicazione integrata” di Abate Fetel, cosa può incentivarne la domanda?“Certamente un attestato di garanzia di un ipotetico consorzio di tutela – dice Tirelli -. La maggioranza degli intervistati ritiene importante la presenza di un “bollino” che assicuri in modo semplice il consumatore su standard qualitativi elevati e certi”.
Paolo Bruni ha annunciato l’avvio di un progetto definito in ambito Cso “…in grado di corrispondere alle esigenze degli operatori e del mercato perché, soprattutto nel caso della Pera Abate, da soli non si vince”.
“Esprimo piena soddisfazione per l'organizzazione di un convegno di così grande portata a tutela della Pera Abate e dei tanti operatori che con l’attenzione puntata a questa cultivar si mettono in gioco ed affrontano quotidianamente a viso aperto una difficile avventura imprenditoriale”. Ha detto il ministro Paolo De Castro. “I risultati di questo convegno – ha chiosato - rispondono a una richiesta dei consumatori e degli imprenditori ortofrutticoli. Un’iniziativa significativa che ha avuto il merito di chiamare a raccolta operatori, tecnici, studiosi e rappresentanti istituzionali per l’avvio di una strategia complessiva capace di dare indicazioni su dove concentrarsi per orientare tutte le azioni e convogliare le risorse disponibili che, benché limitate, se messe insieme possono risultare determinanti”. (In foto, da sinistra: il ministro Paolo De Castro e Carlo Cannella, ordinario di Scienza dell’Alimentazione - l’Università La Sapienza di Roma)
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