Dalle colline l'oliveto di Braccagni sembra un mare verde, con le fronde degli alberi che si muovono alla brezza proveniente dalla costa. Qui sono stati impiantati 380 ettari di oliveto superintensivo. Altri impianti sono stati realizzati nel comune di Grosseto e poi a Riotorto.
“Quando anche l'ultimo albero sarà messo a dimora potremo contare su 700 ettari di estensione” ci racconta Beatrice Bernini, agronoma di Arte Olio, società nata nel 2019 per investire nella produzione di olio in Toscana.
Incontriamo Beatrice a fine luglio, quando la mosca inizia a dare i primi problemi e i tecnici di Arte Olio sono in giro nei campi per gestire il fitofago, effettuare i campionamenti e avere una prima idea di quelle che saranno le produzioni di olive a fine anno. “A regime dovremmo superare i 100 quintali ad ettaro, ma per adesso, con le piante giovani, ci dobbiamo accontentare di numeri più bassi” afferma Bernini.
Beatrice Bernini, agronoma di Arte Olio, racconta le sfide da affrontare per gestire l'irrigazione di un oliveto super intensivo di 700 ettari
Seguiamo Beatrice tra le piantine messe a dimora con precisione, una dietro l'altra, in filari lunghi anche 400 metri. Gestire impianti di queste dimensioni è tutt'altro che semplice, sia dal punto di vista della difesa fitosanitaria che da quello della gestione delle infestanti. E anche l'irrigazione, va da sé, è un elemento cruciale.
“Abbiamo puntato su otto cultivar differenti, sette di origine spagnola e una italiana. Le varietà adatte al superintensivo hanno una vigoria ridotta, che consente la coltivazione in parete e la meccanizzazione di ogni attività culturale, ma sono anche in grado di esprimere produzioni elevate di olive, con qualità più che soddisfacenti” spiega Beatrice, che ci accompagna in un impianto al suo secondo anno di produzione.
“Il superintensivo ha il grande vantaggio di avere costi di gestione contenuti, ma per avere produzioni soddisfacenti le piante, tra le 2.000 e le 2.500 ad ettaro, devono essere seguite costantemente. Per evitare fonti di stress, sono necessarie concimazioni mirate e irrigazioni tempestive”.
Irrigare 700 ettari di oliveto
Quando i tecnici di Arte Olio hanno selezionato i terreni da acquistare, uno dei primi elementi di valutazione è stata la disponibilità idrica. Tutti i terreni sono infatti serviti da pozzi, che captano l'acqua in profondità e la portano in stazioni di pompaggio dove la risorsa idrica viene filtrata e immessa in un immenso sistema di irrigazione, che all'occorrenza può anche gestire la fertirrigazione.
“Progettare un impianto di queste dimensioni è stato sfidante, visto che ci sono filari lunghi 400 metri. Ma, grazie alla nostra esperienza e alla tecnologia Rivulis, la sfida è stata vinta” spiega Federico Stanghellini, uno dei titolari dell'omonima impresa di progettazione, che incontriamo in una delle sottostazioni di pompaggio a Braccagni.

La batteria di filtri Rivulis F7250 nella sottostazione di Braccagni
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani)
“Prima di tutto usiamo dei filtri idrociclone per liberare l'acqua dai sedimenti sabbiosi, poi si procede con dei filtri a dischi, Rivulis F7250, dotati di controlavaggio automatico, che portano l'acqua a un livello di pulizia tale da poter essere immessa nell'impianto di irrigazione” sottolinea Stanghellini.
Sotto gli olivi sono state sistemate le ali gocciolanti, a un'altezza dal suolo variabile tra 50 e 70 centimetri, in modo da non essere d'intralcio nelle operazioni di pulizia del terreno e nell'uso di raccoglitrici e potatrici.
Per le lunghezze contenute, sotto i 350 metri, è stata impiegata l'ala gocciolante autocompensante Rivulis D5000 PC, con un diametro di 20 millimetri e gocciolatori da 1,5 litri all'ora ogni 50 centimetri. Per i filari più lunghi, intorno ai 400 metri, si è invece optato per un modello dalle stesse caratteristiche di portata, ma con un diametro di 23 millimetri.

L'ala gocciolante Rivulis D5000 permette di servire anche lunghe distanze senza problemi di portata
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani)
Garantire la stessa portata su linee così lunghe non è stato semplice. L'ala gocciolante autocompensante Rivulis D5000 PC è però progettata con una membrana altamente performante che garantisce portate costanti dal primo all'ultimo gocciolatore, operando in un range di pressione da 3,5Bar a 0,5 Bar.
“A Riotorto, nei pressi di Piombino, l'acqua di faglia è meno abbondante e quindi viene pompata e stoccata in vasche prima di essere utilizzata” specifica Stanghellini. “Per intercettare tutti i sedimenti, anche di origine biologica, che possono formarsi nelle vasche, al sistema di trattamento abbiamo aggiunto una batteria di filtri a graniglia Rivulis F2300, che ci garantiscono una pulizia ottimale”.
Un aspetto da non sottovalutare è la manutenzione. Le batterie filtranti F2300 e F7250 vengono pulite automaticamente tramite un processo di controlavaggio, durante il quale il flusso di ogni elemento filtrante viene invertito per un breve periodo di tempo e i contaminanti vengono eliminati dal sistema. Tutto viene gestito da una centralina e solo a fine stagione si può procedere con l'apertura dei filtri per una pulizia più accurata.

Le olive vengono raccolte meccanicamente e conferite presso l'impianto di molitura aziendale
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani)
Puntare sul futuro dell'olio toscano
La Toscana ha un brand forte e produzioni agricole di eccellenza. Se negli anni passati si è investito soprattutto nel settore vitivinicolo, le prospettive per il comparto olivicolo sono altrettanto buone. Per questo Arte Olio, che ha deciso di costituirsi come Società Benefit (BCorp), ha realizzato anche un frantoio moderno, dove le olive raccolte nei campi vengono molite e l'olio stoccato e imbottigliato all'occorrenza.
“Qui in Toscana produciamo un olio extravergine di oliva 100% italiano, di alta qualità, mediante pratiche di coltivazione e sistemi di produzione basati su tecnologie innovative, in grado di favorire il miglioramento ambientale e al contempo creare valore per le comunità locali” conclude Bernini.
“Il nostro impianto di irrigazione a goccia permette di intervenire in maniera puntuale e tempestiva a seconda delle necessità della pianta. E questo consente di ridurre molto gli sprechi, nel rispetto ambientale. Tutte accortezze che poi fanno la differenza in frantoio”.


































