C'è una grossa incognita sul futuro dell'export di pasta di semola di grano duro di produzione italiana: la possibilità che da gennaio 2026 un dazio all'importazione del 107% colpisca quella che arriva negli Stati Uniti d'America. Un ripensamento del presidente Donald Trump sulla politica dei dazi verso la Ue? Niente affatto, si tratta in realtà di una reazione dell'antidumping del Dipartimento per il Commercio Estero degli Usa, peraltro ancora non definitiva.

 

E che potrebbe risolversi con l'intervento delle nostre autorità politiche e diplomatiche italiane ed europee. Ecco più nel dettaglio che cosa è successo e che cosa metterebbe a rischio dazio stellare 302.177 tonnellate di pasta italiana per quasi 502 milioni di euro di fatturato all'esportazione, stando ai dati Istat 2024 elaborati da Unione Italiana Food e AgroNotizie®. Dazio che verrebbe applicato retroattivamente su quanto venduto nel 2025.

 

Un'indagine dell'antidumping

Periodicamente le imprese Usa che producono paste alimentari hanno da ridire sulla concorrenza dei pastifici italiani. Nel 2024, come peraltro già fatto in anni precedenti, presentano una richiesta all'Autorità per la Concorrenza presso il Dipartimento per il Commercio Estero dell'amministrazione Usa, nella quale lamentano la concorrenza sleale di molti pastifici italiani sui prezzi.

 

La lista dei pastifici che finiscono sotto indagine è lunga: inizialmente ben 21 sono le aziende finite sotto la lente, dentro ci sono tutti i principali player della pasta italiana, a cominciare da Barilla, che però ha stabilimenti anche negli Usa. Le autorità statunitensi chiedono spiegazioni sui prezzi in relazione ai costi sostenuti a 18 aziende tricolori. Mentre i pastifici Molisana (Campobasso) e Lucio Garofalo (Gragnano), vengono analizzati singolarmente e risulta che starebbero esercitando politiche di dumping sulla concorrenza Usa al 91,74%. Significa che per le autorità Usa questi due pastifici venderebbero la pasta quasi alla metà del prezzo consentito dai loro costi aziendali, al solo scopo di danneggiare la concorrenza a stelle e strisce ed eroderne le quote di mercato.

 

Per questo motivo viene imposto un dazio punitivo aggiuntivo con una aliquota da applicare a questi pastifici pari alla pressione esercitata sul mercato Usa, il 91,74%, che si ritroverebbero così a pagare un dazio complessivo del 106,74%.

 

Tale compensazione del dumping viene inoltre riconosciuta a tutti i pastifici italiani che esportano negli Usa in via presuntiva, ma non a tutti verrebbe poi applicata l'aliquota totale del 106,74%: si andrebbe incontro infatti ad una sorta di scontistica, sulla base di quanto le singole aziende riuscirebbero successivamente a dimostrare. E cinque di queste sarebbero già escluse da ogni aggravio maggiore del dazio base del 15%. Va però detto che Molisana e Garofalo sono tra i maggiori esportatori di pasta secca italiana sul mercato Usa.

 

L'esisto di questa indagine è preliminare e leggendo l'atto del Dipartimento al Commercio, datato 28 agosto e pubblicato il 4 settembre 2025, è chiaro che l'amministrazione prende 90 giorni di tempo prima di confermare i dazi in via definitiva, ammettendo ulteriori possibilità di ricorso dinanzi alla Corte del Commercio Internazionale degli Stati Uniti entro 35 giorni dalla pubblicazione dell'atto dell'amministrazione Usa per il commercio internazionale.

 

La Commissione Europea

L'indagine antidumping ha già smosso la Commissione Europea, che in stretto coordinamento con il Governo italiano, sta collaborando con gli Stati Uniti sull'indagine avviata da Washington per imporre dazi sulla pasta "e interverrà se necessario" ha detto giusto ieri il portavoce della Commissione Ue Olof Gill.

 

L'attività del Governo italiano

Venerdì 3 ottobre 2025, il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, giunto negli Stati Uniti d'America per Vinitaly.Usa, ha dichiarato: "Negli Stati Uniti con l'ambasciatore Marco Peronaci facciamo il punto sulle azioni a tutela del nostro export. Seguiamo con attenzione i dossier legati alla presunta azione anti dumping che farebbe scattare un meccanismo iperprotezionista verso i nostri produttori di pasta del quale non vediamo né la necessità né alcuna giustificazione. Il Governo e i nostri diplomatici sono in contatto costante con gli uffici governativi statunitensi per affrontare questo ed altri dossier - vino, Pecorino Romano, olio extravergine - utili a garantire rapporti commerciali floridi e sempre più proficui".

 

Sabato 4 ottobre 2025, una nota ufficiale del Ministero degli Esteri italiano ha precisato: "Nelle ultime settimane alcuni marchi di pasta italiana sono stati oggetto di esame da parte delle autorità per presunte pratiche commerciali di esportazione verso gli Stati Uniti a costi inferiori rispetto a quelli di mercato ("dumping").

 

"La Farnesina - continua la nota - sta seguendo il procedimento in corso sin da quando, a inizio settembre, il Dipartimento del Commercio statunitense ha pubblicato l'esito preliminare della sua indagine, che prevede l'imposizione da parte Usa di dazi provvisori antidumping di oltre il 91%".

 

E ancora: "Il Ministero degli Esteri sta lavorando, in stretto raccordo con le aziende interessate e d'intesa con la Commissione Europea, affinché il Dipartimento Usa riveda i dazi provvisori stabiliti per le nostre aziende".

 

Infine la nota conclude: "Il Ministero degli Esteri è intervenuto formalmente nel procedimento, come 'parte Interessata', per il tramite dell'Ambasciata a Washington, per aiutare le aziende a far valere le proprie ragioni. Il Governo italiano auspica che da parte americana venga riconosciuta la correttezza e la piena volontà di collaborare dei nostri produttori con l'indagine in corso".

 

Forti reazioni nel mondo agricolo

Nulla ancora di deciso dunque e diplomazia al lavoro ai massimi livelli, visto che i dazi non sono più competenza nazionale, ma a livello di Commissione Ue. Intanto fioccano le reazioni delle organizzazioni agricole italiane, che temono ulteriori ripercussioni negative sul mercato italiano del frumento duro.

 

"È uno scenario che va scongiurato ed è importante l'azione del Governo, con i ministri Lollobrigida e Tajani, insieme all'Ice - sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini -. Dobbiamo difendere e valorizzare la filiera della pasta, negli Usa come in Italia, per non svendere una delle nostre eccellenze simbolo. Così come chiediamo il giusto prezzo per il grano italiano, riteniamo sia fondamentale garantire un giusto valore per la pasta. Le accuse di dumping americane sono inaccettabili e strumentali al piano di Trump di spostare le produzioni negli Stati Uniti".

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Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti commenta: "Abbiamo chiesto immediatamente al nostro Governo una forte presa di posizione verso l'amministrazione americana per risolvere questo problema. Sappiamo che il Ministero si è già attivato e che la nostra diplomazia è al lavoro per evitare questa stangata per le imprese italiane". E al tempo stesso la consapevolezza che in caso contrario si tratterebbe di "Una doccia gelata ingiusta. Il mercato statunitense è fondamentale per le nostre produzioni, e ancor più per la pasta, apprezzata dai cittadini americani proprio per la qualità e la bontà riconosciuta in tutto il mondo".

 

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