La congiuntura non sorride al Sud e mette un mesto segno meno davanti alla variazione del valore aggiunto: per il 2023 la previsione è di recessione, in tal senso vanno anche le indicazioni dal Rapporto Svimez 2022. E le regioni tentano di fare il possibile per mitigarne gli effetti, agendo su più leve: dall'incremento degli incentivi per gli investimenti agli aiuti per il caro energia.


Svimez, Sud in recessione nel 2023

Il Rapporto Svimez 2022 - presentato alla Camera dei Deputati il 28 novembre scorso - rivela che nel prossimo anno il Sud Italia rischia la recessione con un Pil che potrebbe contrarsi fino a -0,4% contro il +2,9% di quest'anno, mentre il Centro Nord riuscirebbe se pur a fatica a rimanere positivo (+0,8%), presentando comunque un forte rallentamento rispetto al 2022. Si riaprirebbe in tal caso la forbice di crescita del Pil tra Nord e Sud, con conseguenze nefaste sul piano sociale.

 

Le regioni tentano di giocare d'anticipo, correndo al capezzale delle imprese agricole, già provate dalla crisi indotta dalla guerra in Ucraina, che ha fatto lievitare i costi delle materie prime e dei mezzi tecnici: e con la consapevolezza che il periodo di programmazione 2023-2027 riserverà comunque un taglio complessivo della Pac, Politica Agricola Comunitaria, destinato ad incidere soprattutto sul primo pilastro, quello che paga gli aiuti diretti.

 

Sardegna, 20 milioni per caro energia

Non a caso giorni fa la Sardegna, come abbiamo ha già riportato, ha messo a disposizione delle imprese agricole e del mondo rurale oltre 78 milioni di euro di fondi aggiuntivi, per le più varie voci, a cominciare dai 20 milioni per i settori più colpiti dal caro energia.

 

Campania, 21 milioni in più per gli investimenti

Ma non è sola: la Regione Campania, che pure aveva già annunciato l'attivazione della Misura 22 del Psr Campania, sulla quale potrebbe stanziare fino a 23 milioni di euro - come avevamo già scritto in questo articolo - ora rincara la dose e sposta l'obiettivo sugli investimenti incentivati.

 

Infatti, con il Decreto Dirigenziale numero 492 del 30 novembre 2022, la Regione Campania ha stabilito di incrementare di 21 milioni di euro la dotazione finanziaria iniziale del bando - approvato con Decreto n. 274 dell'11 luglio scorso - dell'azione A "Sostegno agli agricoltori per il miglioramento realizzazione delle strutture produttive aziendali finalizzate all'ammodernamento/completamento della dotazione tecnologica e al risparmio energetico" della tipologia d'intervento 4.1.1 del Psr, il classico strumento di cofinanziamento degli investimenti degli imprenditori agricoli.


La dotazione del bando passa, dunque, da 50 milioni a 71 milioni di euro. Entro il termine di scadenza del bando sono pervenute 364 domande di sostegno, le cui attività istruttorie non sono state ancora avviate, per un importo richiesto pari ad 98,7 milioni di euro. E nel Decreto n. 492/2022 si legge che la decisione di "rendere immediatamente disponibili maggiori risorse a favore delle imprese, aumentando la dotazione finanziaria del bando e salvaguardando in ogni caso il livello della qualità progettuale" deriva dalla necessità per le aziende agricole di realizzare con urgenza investimenti per affrontare la crisi scaturita dall'invasione russa dell'Ucraina.

 

Sicilia, 70 milioni per il caro energia

In Sicilia, per effetto delle elezioni regionali di settembre e ottobre 2022, si è subito messa al lavoro la Giunta del governatore Renato Schifani: "Subito 70 milioni agli agricoltori, tra i più colpiti dal rialzo dei costi dell'energia. Nei prossimi giorni partirà l'avviso pubblico perché vogliamo erogarli al più presto". Lo ha affermato l'assessore regionale all'Agricoltura, Luca Sammartino, commentando il provvedimento approvato dalla Giunta regionale nei giorni scorsi e che destina complessivamente 365,7 milioni alle imprese siciliane per contrastare il caro bollette. All'interno di questo stanziamento, 70 milioni vanno al comparto agricolo.

 

Il nuovo assessore della Giunta Schifani, insediatosi il 13 ottobre 2022, chiarisce subito le sue intenzioni: "Intanto si parte subito con queste risorse, la metà delle quali sarà impegnata per mitigare gli effetti del caro gasolio che ha reso l'uso dei mezzi agricoli più oneroso. L'altra metà sarà, invece, destinata alla filiera della trasformazione, cantine, oleifici, florovivaismo, settore caseario, depositi".

 

Sammartino non nomina la parola recessione, ma lascia chiaramente intendere i rischi per le imprese in un momento simile: "L'agricoltura ha subìto due volte il peso dei rincari: da un lato gli imprenditori hanno speso di più per l'acquisto delle materie prime e dall'altro hanno avuto maggiori costi per la loro lavorazione. Una morsa che ha ridotto i guadagni dell'intero settore. Ecco perché occorre intervenire tempestivamente".

 

Cicli economici troppo brevi

Altri aiuti senza dubbio arriveranno, prima o poi, senza contare gli effetti positivi del Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ancora oggi ben lontani dal farsi sentire, ma un dubbio avanza tra le menti più avvertite dell'intellighenzia meridionale: dopo la crisi da covid-19, giunta quando il tessuto imprenditoriale stava ancora riprendendosi dallo shock della crisi finanziaria ed economica del 2007-2009, il sistema delle imprese reggerà anche l'urto generato da una miscela esplosiva fatta di inflazione da costi e recessione che sta montando ormai dalla scorsa primavera? Gli aiuti giungeranno in tempo?

 

Domande non peregrine, visto che i cicli economici positivi negli ultimi 20 anni si sono rivelati troppo brevi per un'area del Paese che ha sete di riscatto e sente la necessità di uscire da un'area di ritardo di sviluppo. E i danni recenti e profondi arrecati dalla crisi di inizio secolo sono stati a tratti devastanti soprattutto nelle aree rurali delle zone interne, dove spopolamento, fuga dei giovani e abbandono delle terre alte hanno ripreso a spadroneggiare come negli anni successivi al secondo conflitto mondiale.

 

La sensazione diffusa è che occorra fare presto, il Sud, in particolare quello delle aree rurali a forte vocazione agricola, non può restare sguarnito ora: anche perché a pagare il conto salato del disagio che ne potrebbe derivare sarebbe l'intero Paese.