Il grano duro fino all’ingrosso sulla piazza di Foggia, proteine minime 12%, è passato dai 240 euro alla tonnellata sui massimi della seduta d’inizio anno - quella del 9 gennaio 2019 – ai 288 euro di mercoledì scorso, 20 novembre. Un salto di ben 48 euro alla tonnellata lungo l’arco di 42 sedute di Borsa merci tenutesi nei primi 11 mesi dell’anno. Sono numeri che fanno pensare, che indicano un incremento dei prezzi non raffrontabile in tempi recenti, sempre che non si torni con il calendario al 2015.

In questo articolo si è provato ad indagare cosa è successo di preciso in questo anno che volge al termine, e come si è evoluto questo prezzo di mercato, sempre più spesso preso a riferimento per calcolare la convenienza dei contratti di filiera, o utilizzato come base di calcolo del prezzo minimo mobile dei contratti stessi (prezzo di mercato all'ingrosso di Foggia più un certo spread, variabile a seconda degli accordi) , circostanza che ricorre proprio quando quello di mercato eccede il prezzo minimo fisso inizialmente pattuito.
 

I rincari di fine 2018 e l'avvio del nuovo anno

Il 9 gennaio scorso a Foggia il prezzo del grano duro pastificabile – che quota 235 sui minimi e 240 sui massimi - è dato in rialzo di 7 euro alla tonnellata. Si tratta del culmine di una fase positiva che ha interessato l’intero mercato nazionale del grano duro: ”Il 2018 si è chiuso all’insegna dei rialzi per i prezzi del grano duro nel mercato italiano – segnalava la newsletter di Borsa merci telematica italiana a fine gennaio scorso, che sottolineava anche come ciò fosse stato possibile: “Grazie al buon andamento della domanda e alle attese negative sulle prossime semine, si è interrotta la fase di stagnazione che si registrava praticamente fin dall’avvio dell’attuale campagna commerciale”.

In questa condizione, il mercato di Foggia si situava comunque sopra la media dei mercati all’ingrosso nazionali: il Fixing indicativo camerale nazionale, ottenuto dalla media ponderata tra i prezzi del grano duro fino in tutte le borse merci delle camere di commercio d’Italia, era attestato a fine 2018 a 228 euro alla tonnellata, e registrava un incremento del 4,1% su fine novembre 2018 ed un +1,8 su fine 2017, segno di un primo mutamento di tendenza in atto, non solo legato a fattori di offerta. Anche se la prima fase della campagna commerciale 2018-2019 (luglio- dicembre) era iniziata male, registrando un calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2017.
E Bmti, intervistando gli operatori traeva un elemento in più sul lato della domanda di grano duro: ”L’incremento della domanda per il prodotto di origine nazionale viene ritenuto dagli operatori intervistati il fattore che dovrebbe sostenere ancora i prezzi”.

Nel mese di gennaio Foggia cresce ancora, ma poco: nella seduta del 30 gennaio, il prezzo del grano duro fino si porta a 242-247 euro alla tonnellata, 7 euro in più di inizio d’anno. Mentre in Italia il Finc registra un ritorno alla stabilità, con il prezzo indicativo che a fine gennaio segna 234,4 euro alla tonnellata, comunque in crescita rispetto a fine dicembre del 3,1%. Secondo le interviste di Bmti ad operatori, in gennaio si avverte una riduzione della domanda di grano duro nazionale. Mentre l’Istat da conferma delle intenzioni di semina dei cerealicoltori italiani, introducendo un elemento informativo di certezza nel mercato.

Il 27 febbraio scorso, ottava seduta dell’anno, Foggia all’ingrosso per il grano duro fino si attesta al ribasso di tre euro a tonnellate, a 239 euro sui minimi e 244 sui massimi, crescendo rispetto alla prima seduta dell’anno di soli 4 euro sui massimi e perdendo 3 euro rispetto al mese precedente. Una quotazione che si riscontra identica a quella di un mese dopo, il 27 marzo, esitata nella dodicesima seduta dell’anno.

Cosa sta succedendo? Bmti riconosce che su marzo 2019 il Finc è fermo a 233,5 euro alla tonnellata, registrando una crescita di appena lo 0,9% sul mese di febbraio. E se le previsioni sono di stabilità per il prezzo del grano nazionale, si segnala la ripresa delle importazioni extracomunitarie nel primo trimestre 2019: “oltre 270mila tonnellate importate, pari al triplo delle quantità importate nel primo trimestre 2018”.

Eppure, almeno fino ai primi di marzo, il grano duro fino extracomunitario non va sulla Borsa merci di Bari, dove invece appare quotato a partire dal 12 del mese con prezzi di tutto rispetto: 245 euro sui minimi e 248 sui massimi per il Canadese di 1° qualità con proteine al 15%. Segno che ormai gli sbarchi al porto di Bari sono iniziati.

Aprile e maggio trascorrono a Foggia in uno “stop and go” dei prezzi – condizionato dalla scarsità di fine campagna e da una domanda altalenante - che ha termine il 29 maggio, ultima quotazione della trebbiatura 2018 e ventesima dell’anno solare: 243 euro sui minimi e 248 sui massimi. In soldoni: appena 8 euro alla tonnellata in più rispetto alla prima seduta dell’anno. Nel frattempo, il grano duro Canadese di 1° qualità, sempre quotato a Bari, non registra movimenti di rilevo, e resta inchiodato il 28 maggio addirittura agli stessi valori della sua prima quotazione marzolina: 245 – 248 euro.

Il 26 giugno, dopo una fase di esordio commerciale contrassegnata dai ribassi, a Foggia il grano duro fino mietitura 2019 torna su quotazioni almeno vicine a quelle di fine campagna precedente, attestandosi a 235 euro sui minimi e 240 sui massimi, gli stessi prezzi del 9 gennaio. Intanto, a Bari, il 25 giugno il Canadese di prima qualità mette a segno un rincaro di 4 euro, portandosi a 249-252 euro alla tonnellata.

Il mese di luglio, con la mietitura italiana ormai al termine, rende un quadro più chiaro su qualità delle cariossidi e quantità prodotte. E i prezzi di Foggia in Borsa merci parlano da sé: il 31 luglio i valori, stabili sulla precedente seduta, sono attestati a 250 sui minimi e 255 sui massimi: ben 15 euro in più della fine di giugno e della prima quotazione dell’anno. E si muove anche il prezzo del Canadese di prima qualità, che il 30 luglio a Bari tocca i 264 sui minimi e i 267 sui massimi, guadagnando 15 euro su fine giugno. 
Agosto a Foggia vede una sola seduta, quella di fine mese, trentesima nell’anno, che guadagna 5 euro. E porta il grano duro fino a 260 euro sui massimi.

Settembre innesca tensioni sui prezzi, ma non li fa volare, e il 25 del mese in Borsa merci a Foggia il cereale pastificabile tocca i 257 sui minimi e i 262 sui massimi. Mentre il 24 settembre a Bari il Canadese di prima qualità raggiunge i 260-262 euro, in ripresa parziale di 8 euro nelle ultime due seduto, dopo il tonfo di ben 10 euro totalizzato nelle due sedute precedenti del 3 e 10 settembre. Da notare che in questa fase il grano nazionale sui massimi, a 12% di proteine minime, uguaglia il prezzo del Canadese che si qualifica con il 15% di proteine standard.

Ottobre è l’ultimo mese degno di nota, quello dei rialzi generalizzati, che portano a Foggia, il 30 ottobre, il cereale pastificabile a 290 euro sui massimi, ben 28 euro in più di un mese prima, 15 euro guadagnati in sole due sedute, +50 euro da inizio anno, lo stesso prezzo del 21 ottobre 2015.
Sullo sfondo, secondo Bmti, una domanda di grano duro pastificabile in ripresa, e le cattive aspettative su quantitativi disponibili di grano Canadese pastificabile, colpito dalle piogge in fase di raccolta. E a fine ottobre il Canadese di prima qualità tocca i 296 euro sui massimi, e a novembre sfonda quota 300 euro alla tonnellate per poi ritornare a 298 euro: pari a +50 euro da inizio quotazioni 2019. Ripiegamento invece per Foggia nell’ultima seduta di mercoledì 20 novembre, ma di soli due euro, pari a 288 sui massimi: +48 euro da inizio anno.