- non vi sono esposti o denunce alla base dell’attivazione dell’indagine;
- conferma i due reati per i quali sta indagando – diffusione di malattia delle piante e pubblicazione o diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico;
- sottolinea che non è in discussione la legittimità e la liceità dell’operato dell’organo di Regione Puglia che sta coordinando i monitoraggi e disponendo le misure di contenimento;
- il sequestro, di natura meramente probatoria, è legato ad una consulenza tecnica, ancora in corso;
- la consulenza tecnica avrà comunque breve durata e sarà compatibile con i tempi celeri entro i quali consentire l'abbattimento della pianta.
Mentre da Bruxelles giunge in Italia una richiesta di informazioni sul perché del sequestro dell’olivo infetto da parte della Commissione Ue, ecco un’analisi del comunicato della Procura della Repubblica di Bari e le successive considerazioni della organizzazioni agricole.
Il sequestro dell’olivo infetto a Monopoli secondo la Procura di Bari
La nota della Procura dalla Repubblica di Bari fa notare innanzitutto come siano apparsi sulla stampa, in ordine al sequestro “Commenti del tutto inadeguati sia in ordine ai presupposti del provvedimento sia in relazione agli scopi di esso, con riferimenti ad iniziative autonome e separate di altre Procure e ad asseriti esposti ‘… di qualche santone o negazionista’ che, si sostiene, troverebbero ‘… sponde… anche nelle Procure’”.Inoltre, “La Procura di Bari rivendica ancora una volta il potere/dovere di garante della legalità sul circondario – in un ambito particolarmente esposto e sensibile quale quello della tutela ambientale, fonte di preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia dell’ habitat naturale del territorio, ma anche dei rappresentanti e degli esponenti dell’imprenditoria agricola – e richiama il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale che impone l’approfondimento delle notizie di reato che pervengono”.
Dall’enfasi posta sulla rivendicazione del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e dalla definizione degli esposti quali meramente “asseriti”, sembra di capire che la Procura della Repubblica stia indagando su “notizie di reato” non pervenute a mezzo di un esposto o denuncia, ovvero starebbe procedendo d’ufficio sulla base di un’autonoma acquisizione di notizie di reato.
“Nel merito – continua la nota - si precisa che il provvedimento – che ha ad oggetto un solo albero di ulivo ed è stato disposto in relazione ai reati di diffusione di malattie delle piante e pubblicazione o diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico – è in funzione esclusivamente probatoria connessa, tra l’altro, allo svolgimento di consulenza tecnica, le cui operazioni sarà cura di questa Procura vengano effettuate in tempi e con modalità del tutto compatibili con il provvedimento di eradicazione disposto dal competente organo della Regione, la cui legittimità/liceità non è posta in discussione dal decreto di sequestro”.
In questo ultimo passaggio appare chiaro che tutto il lavoro fatto dai laboratori Seilge, ovvero il lavoro di Arif e dall’Osservatorio fitopatologico di Regione Puglia impegnati a vario titolo nelle analisi, nei monitoraggi e nel successivo ordine di abbattimento, non è in discussione; pertanto, la consulenza tecnica, di breve e ragionevole durata, dovrebbe non tanto confermare quanto già si sa da analisi ufficiali – ovvero che la pianta di olivo è infetta – bensì dovrebbe appurare la dinamica dell’avvenuta infezione, poiché l’ipotesi di reato a cui la Procura lavora è in tutta evidenza il tentativo da parte di ignoti di diffondere la malattia in areali fin ora ritenuti indenni dalle stesse autorità fitosanitarie.
Il secondo reato sul quale la Procura di Bari indaga è quello di diffusione e pubblicazione di notizie in grado di turbare l’ordine pubblico: una condotta in sé criminosa, che potrebbe essere al tempo stesso il movente del presunto untore, che sfrutterebbe la necessaria notorietà delle analisi ufficiali sugli alberi infetti (i referti sono dati pubblici da chiunque acquisibili) al fine di turbare l’ordine pubblico, avvalorando nella pubblica opinione una capacità di diffusione più rapida del previsto dell’infezione. Questo secondo reato si presta anche ad una seconda possibile interpretazione: l’indagine potrebbe riguardare anche altre false notizie sulla Xylella.
La posizione delle organizzazioni agricole sul sequestro
Le organizzazioni agricole, messe difronte a tanto hanno immediatamente cambiato tono. Già il 15 gennaio, in concomitanza con l’uscita della nota di precisazione della Procura della repubblica, Michele Lacenere, presidente di Confagricoltura Bari, ha affermato: “Ringraziamo la Procura di Bari per il chiarimento sul sequestro, disposto a Monopoli, dell’ulivo infetto da Xylella. Siamo da una parte rasserenati perché, finalmente, sembra che ci sia la possibilità di punire, come chiediamo da tempo, chi, attraverso false notizie e comportamenti omissivi, ha permesso che il batterio si diffondesse in Puglia, sino ad arrivare ad attaccare gli ulivi della provincia di Bari. Dall’altra parte, però, chiediamo alla magistratura barese di agire rapidamente perché purtroppo la Xylella non attende i tempi della giustizia, alla quale noi crediamo fermamente”.Ieri, Onofrio Spagnoletti Zeuli, coordinatore dei Gilet arancioni, ha scritto una lunga lettera al procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe, nella quale dice tra l'altro: “Il suo chiarimento ci rasserena e ci fa ben sperare per il futuro” e al tempo stesso giustifica la forte reazione iniziata già domenica scorsa alle prime notizie sul sequestro poiché aveva agitato “fantasmi” del passato, riferendosi ai passati sequestri conservativi dal parte dei Tar.
Il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, ieri, sul punto ha ricordato come “L'ennesima richiesta di informazioni dell'Ue sul sequestro dell'albero infetto a Monopoli impone, anche per scongiurare la procedura di infrazione, l'immediata definizione di linee guida chiare che non lascino spazio ad interpretazioni e consentano di superare i blocchi all'abbattimento delle piante anche nelle aree tutelate”.