“L’agricoltura biologica si posiziona in maniera sempre più incisiva nel nostro agroalimentare – sottolinea Andrea Olivero, viceministro con delega all’agricoltura biologica – nel 2015 abbiamo registrato la più alta incidenza percentuale delle superfici biologiche nel nostro Paese: oltre 11 ettari su 100 sono coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica, ma anche i consumi interni segnano una crescita del +19%, con un trend unico anche rispetto ad altri settori dell’agroalimentare”.
“Il biologico cresce e l’impegno delle aziende coinvolte ci consente di poter usufruire di cibi di qualità, di preservare al meglio le risorse naturali e le condizioni dell’ambiente. Stiamo lavorando a un piano, insieme alle amministrazioni centrali e alle Regioni, che andrà a fornire le linee di indirizzo strategico per il biologico di domani”.
Secondo i dati del Sinab, il Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica, in Italia le imprese inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica sono 55.433, di cui 42546 produttori esclusivi, 6524 preparatori esclusivi e 6104 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione, oltre a 259 operatori nell’attività di importazione.
La superficie coltivata a biologico risulta pari a 1.387.913 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 5,8%. Il biologico quindi arriva a interessare l’11,2% della Sau nazionale, dato in crescita rispetto all’anno scorso. Sicilia, Calabria e Puglia guidano la classifica per Regione per numero di operatori biologici: in queste tre Regioni si concentra oltre il 45% del totale degli operatori biologici italiani.
A livello produttivo foraggio, pascoli e cereali sono le principali colture indirizzate sul biologico, mentre a seguire, sempre in ordine di estensione, c’è la superficie investita a olivicoltura. Aumentano anche gli allevamenti, in particolare suini (+15,2%) e pollame (+13,9%), mentre la flessioni riguardano bovini ed equini.
A livello commerciale, il mercato interno di prodotti biologici, nel 2014, si è attestato su un valore al consumo superiore ai 2,1 miliardi di euro, una stima che non include il giro d’affari legato al canale extra-domestico (on-trade), riconducibile alle vendite da parte della ristorazione, dei bar e del food service. La Gdo e i negozi specializzati, tra piccole, medie e grandi superfici, muovo complessivamente oltre il 75% del giro d’affari di questo segmento.
Anabio-Cia, commentando i dati relativi al Rapporto 2015, ammette la necessità di una visione sistemica, da tradursi in una vera e propria strategia comune nazionale: “Nonostante alcuni dati estremamente positivi, è necessaria l’approvazione di un piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico, con un’adeguata dotazione finanziaria”.
Fra gli obiettivi del piano ci sono il finanziamento di tutti i nuovi richiedenti dei nuovi bandi relativi ai Psr, la riduzione dei quantitativi di import specialmente per alcuni prodotti a forte vocazione nazionale e la realizzazione di veri e propri rapporti interprofessionali per le principali filiere produttive nazionali.
A queste si aggiungono un’adeguata semplificazione normativa delle regole che governano il settore, la creazione di un adeguato piano di ricerca e innovazione, una campagna d’informazione e marketing e infine il coinvolgimento di operatori agricoli in azioni di formazione specialistica. Dieci azioni che vanno ad articolare la proposta per il Piano strategico nazionale, in attesa dell’approvazione della Conferenza Stato Regioni prima, e poi da Governo e Parlamento.