Nonostante la crisi, la cooperazione agricola registra un fatturato in crescita quasi del doppio rispetto all’industria agroalimentare. Già dai numeri si vedono numerosi punti di forza, dai 36,1 miliardi di giro d’affari alle 815mila adesioni, fino ai 92mila occupati per tutto il settore. Fra gli obiettivi che il sistema della cooperazione agroalimentare italiana si pone per agganciare la ripresa economica c’è la crescita del Sud, le politiche di branding e il rafforzamento dell’export.

Il settore, negli anni della crisi, ha visto una crescita quasi doppia in termini di fatturato rispetto all’industria alimentare del Paese (+9% contro +5%). I dati sono stati presentati ieri dall’Osservatorio della Cooperazione agricola italiana, istituito dal Mipaaf e sostenuto dalle quattro organizzazioni di rappresentanza delle cooperative agroalimentari (Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Unicoop), il quale fornisce un identikit sempre più corposo del comparto. La ricerca, condotta da Nomisma, colloca l’Italia al terzo posto per fatturato nella classifica Ue della cooperazione agroalimentare e al primo posto per numero di imprese.

I dati da una parte confermano il sistema vincente della nostra cooperazione – commenta il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Giorgio Mercurie dall’altra indica che ci sono ampi margini di miglioramento. Non possiamo infatti ancora parlare di modello italiano della cooperazione se prima non omogeneizziamo, anche in termini di valore prodotto, il sistema associativo su tutto il territorio nazionale e se non proseguiamo nel processo di aggregazione e potenziamento delle nostre cooperative”.

Il settore agroalimentare oggi più che mai è al centro dell’attenzione del Governo e della politica economica – sostiene il viceministro dell’agricoltura Andrea Oliverocome dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese a una visione del settore che ha come punti di forza l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la semplificazione e l’accesso al credito. Il mondo della cooperazione, e i dati lusinghieri che sono stati presentati oggi lo dimostrano, è in grado di valorizzare più di un terzo della produzione agricola nazionale, e ha una notevole propensione all’export delle nostre eccellenze agroalimentari. Dobbiamo certamente trovare soluzioni che possano ridurre lo squilibrio tra Nord e Sud, una sfida da perseguire collettivamente come sistema Paese”. 

La cooperazione italiana ha retto l’onda d’urto della crisi – conclude la responsabile cooperazione di Nomisma Ersilia Di Tullosuperata questa fase occorre guardare avanti e porsi nuovi obiettivi di crescita, guardando a quel che avviene oltre i confini nazionali. In Francia, ad esempio, la cooperazione agroalimentare, con un numero di imprese pari a poco più della metà dell’Italia e quasi 85 miliardi di fatturato, rappresenta il 40% della produzione alimentare. Altro aspetto significativo dei francesi, è l’efficacia nel valorizzare i propri prodotti attraverso politiche di marca, con un brand alimentare su tre che appartiene alla cooperazione”.