La presunta imposizione ai produttori italiani della Commissione europea di utilizzare il latte in polvere per i formaggi si arricchisce di altre puntate.

Dino Scanavino, presidente della Cia e portavoce di Agrinsieme, smorza i toni e allontana i facili allarmismi: "Il problema non c’è, dobbiamo soltanto avere la possibilità e il tempo necessario per organizzarci, perché in etichetta si indichi quando si utilizza il latte in polvere. Che già oggi non si può usare per i prodotti Dop e Igp”.

Una posizione cristallina, dopo le dichiarazioni di Coldiretti che contro i “furbetti del formaggino” scenderà in piazza Montecitorio mercoledì prossimo, anticipando che nell’occasione, oltre a mostrare il processo di caseificazione, presenterà uno studio sul primato del settore lattiero caseario italiano.

Scanavino rimane ancorato a una posizione di estrema mitezza. “Non dobbiamo opporci a un regolamento comunitario uguale per tutti – afferma - ma tutelare i nostri produttori con la possibilità di etichettare in modo volontario i prodotti, in modo tale che i consumatori siano in grado di discernere i formaggi derivanti dal latte in polvere e quelli che non lo sono”.

La parola d’ordine, pertanto, è "no panic".
"Il latte in polvere non è mica veleno – asserisce Scanavino - tanto è vero che importanti esponenti dell’agricoltura italiana sostenevano di produrre latte in polvere proprio in Lombardia, la centrale del latte italiana”.

A fugare ogni dubbio è lo stesso commissario Ue Phil Hogan intervenuto nei giorni scorsi davanti alle commissioni unificate dell’Agricoltura e delle Politiche comunitarie di Camera e Senato. “Non c’è nessun diktat dell’Unione europea – ha chiarito Hogan -. Abbiamo ricevuto una segnalazione da un produttore italiano di formaggio circa una possibile violazione delle regole del mercato unico e abbiamo dovuto aprire un’indagine, inviando una lettera alle autorità italiane con le nostre osservazioni. Attualmente siamo in attesa della risposta, sulla base della quale assumeremo eventuali decisioni”.
L’obiettivo dell’Unione europea è, secondo Hogan, “rafforzare il sistema delle indicazioni geografiche e non indebolirlo”. Anche perché “le indicazioni geografiche sono un grande successo, che fornisce una protezione giuridica ai prodotti europei di qualità”.
Eventuali decisioni sull’utilizzo della polvere di latte nel settore caseario, ha puntualizzato il commissario europeo, “non comporterebbero modifiche per i prodotti di qualità italiani Dop o Igp”, per l’ovvio motivo che in quei casi il riferimento normativo è dato dal disciplinare di produzione.

Il mercato lattiero caseario europeo
A destare invece preoccupazione in tutta Europa è l’andamento dei prezzi e le previsioni di mercato. Una situazione particolarmente difficile, sulla quale nei giorni scorsi si sono confrontati i produttori europei di latte, durante la riunione dell’Osservatorio del mercato del latte dell’Ue.
Il presidente del gruppo di lavoro “Latte e prodotti lattiero caseari” del Copa-Cogeca, Mansel Raymond, ha dichiarato: “Attualmente, i 750.000 produttori europei di latte hanno grandi difficoltà con i loro margini e sono confrontati a gravi problemi finanziari. Nella maggior parte dei paesi i prezzi pagati ai produttori non coprono nemmeno i costi di produzione”.
Una situazione che, ha detto Mansel Raymond, “sta diventando insostenibile nel breve termine senza l’aiuto della Commissione europea. Bisogna evitare una grave perdita della capacità di produzione che non ci possiamo permettere, dal momento che si prevede un aumento della domanda alimentare”.