Negli ultimi anni i giorni di caldo elevato sono andati aumentando, sia in termini di frequenza che di intensità. Se una volta nel Nord Italia i giorni con temperature oltre i 35°C erano una rarità assoluta, oggi sono abbastanza frequenti, mentre al Sud Italia è aumentato il loro numero durante l'anno, ma anche l'intensità, con il record raggiunto lo scorso agosto: 48,8°C a Siracusa, in Sicilia.

 

Queste condizioni ambientali mutate pongono una serie di sfide per i viticoltori, che inevitabilmente devono variare il loro approccio agronomico alla vigna, cercando di conservare la produttività dei propri appezzamenti. Uno dei problemi più sentiti riguarda ad esempio le scottature solari (sunburn) causate da un irraggiamento solare intenso abbinato a temperature elevate, che possono essere ulteriormente amplificate da condizioni di stress idrico.

 

La scottatura delle bacche porta alla formazione di aree necrotiche sull'acino che causano un decremento della produttività del vigneto e uve di minore qualità. Inoltre possono comportare dei problemi di gestione sanitaria, con il possibile attacco di microrganismi patogeni sui grappoli ammalorati.

 

Il ruolo della defogliazione

Durante un evento organizzato da Giovanni Bigot, agronomo friulano e fondatore di Perleuve, è stato affrontato il tema della defogliazione intorno al grappolo insieme a Ilaria Filippetti, docente presso l'Università di Bologna, che ha lavorato proprio su questo tema.

 

Normalmente la defogliazione intorno al grappolo, consistente nell'eliminare le foglie basali, viene effettuata all'invaiatura con lo scopo di migliorare la maturazione delle bacche e la loro sanità. Il mancato ombreggiamento porta infatti ad una maggiore produzione di sostanze d'interesse, come gli antociani e i flavonoli, mentre la circolazione di aria e la diminuzione dell'umidità intorno alle bacche scoraggiano lo sviluppo della botrite, come anche del marciume acido.

 

Alla luce dei cambiamenti climatici sarebbe necessario tuttavia ripensare a questa pratica in quanto un'esposizione improvvisa alla luce solare diretta, per di più con temperature elevate, rende l'incidenza del sunburn più frequente, in quanto la bacca non è "preparata" al nuovo contesto.

 

Inoltre è stato dimostrato che con temperature intorno a 35°C si riduce la sintesi e nel contempo si favorisce la degradazione degli antociani, una componente delicata specie per alcuni vitigni, come il Nebbiolo o il Sangiovese, che di per sé presentano acini poco colorati.

 

La defogliazione tardiva espone quindi il grappolo al rischio di scottature e ad una diminuzione della qualità delle bacche e, se associata a carenza idrica, può compromettere significativamente la produttività del vigneto.

 

La defogliazione precoce del grappolo

"I nostri studi si sono concentrati sulla pratica della defogliazione precoce del grappolo, già in pre fioritura", racconta la professoressa Ilaria Filippetti. "Questa defogliazione comporta uno stress temporaneo nella pianta che porta ad una riduzione del 20-30% dell'allegagione. Il risultato è un contenimento produttivo con modifica della morfologia del grappolo che sarà più spargolo".

 

Tale condizione permette una migliore gestione di malattie fungine, come la botrite, ma anche di insetti come tignolette e cocciniglie.

 

Tabella: Defogliazione

 

Il momentaneo stress causato dalla defogliazione viene prontamente superato dalla pianta che produce nuova vegetazione ad alta efficienza fotosintetica. Per questo, e per la contrazione produttiva, alla raccolta non ci sono impatti sul grado zuccherino delle bacche stesse.

 

L'importante è intervenire al momento giusto ed asportando il numero corretto di foglie. Certo, molto dipende dalla varietà, dal terreno e dall'areale, ma si consiglia di eliminare sei, otto foglie nei momenti subito precedenti la fioritura.

 

"Una esposizione precoce alla luce solare diretta causa anche un ispessimento della buccia dell'acino che comporta una maggiore capacità di difesa dalle scottature e anche la produzione di percentuali maggiori di antociani e altri composti interessanti per la produzione di vini di qualità", sottolinea Ilaria Filippetti.

 

Insomma, abituare le bacche fin dalla nascita alla luce solare diretta ne modifica lo sviluppo, abituandole gradualmente ad una radiazione sempre più intensa. Questa condizione, associata ad una irrigazione attenta, con un moderato stress idrico, riduce notevolmente l'incidenza delle scottature.

 

L'impiego delle polveri di roccia

Un metodo diretto per difendere i grappoli d'uva riguarda l'impiego delle polveri di roccia, come le zeoliti o il caolino. Si tratta di minerali di origine naturale che vengono estratti e polverizzati per essere poi applicati alla coltura con l'impiego di normali atomizzatori.

 

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Impiegate all'invaiatura, le polveri di roccia, riflettendo i raggi solari, diminuiscono la temperatura dell'acino e lo proteggono quindi dalle scottature. A dosi basse tuttavia non comportano un significativo abbassamento della capacità fotosintetica della pianta.

 

Tabella: Caolino e zeoliti

 

"Le uve provenienti dal testimone trattato con la zeolite e il caolino avevano un grado Brix uguale a quelle del testimone non trattato", sottolinea Ilaria Filippetti. "Entrambe hanno inoltre presentato una maggiore concentrazione di antociani e, nel caso del caolino, anche una acidità superiore". Aspetto interessante soprattutto per le cantine specializzate nella produzione di spumanti, che negli ultimi anni hanno visto un declino dell'acidità delle bacche.

 

Le forme di allevamento a schermatura del grappolo

Altro aspetto da tenere in considerazione, soprattutto per chi si appresta a impiantare nuovi vigneti, riguarda la forma di allevamento e l'esposizione dei filari. La pergola ad esempio, tipica del Veneto e del Trentino, offre riparo ai grappoli che crescono sotto una coltre vegetativa che li difende dai raggi solari, evitando quindi le scottature.

 

Lo stesso discorso vale per il tendone, solitamente usato per la produzione di uva da tavola, ma che talvolta viene applicato nell'uva da vino. In questo caso l'intera vigna appare formare una copertura verde al di sotto della quale si sviluppano i grappoli.

 

Proprio per il carattere schermante, alcune aziende vitivinicole, ad esempio in Trentino e nell'alto Veneto, hanno abbandonato il guyot e nei nuovi impianti è stata riscoperta la pergola, in tutte le sue varianti.

 

"Se tuttavia la pergola e il tendone offrono protezione al grappolo, dall'altro comportano altri problemi, ad esempio a livello di meccanizzazione. Ogni viticoltore deve dunque valutare pregi e benefici di ogni forma di allevamento in relazione al contesto in cui opera", sottolinea Ilaria Filippetti.