"Il convegno si è concentrato sulle strategie di difesa delle colture nell'ottica dell'applicazione del Piano di azione nazionale e del Sistema qualità nazionale di produzione integrata - ha spiegato il direttore generale della Fem Sergio Menapace - I neonicotinoidi hanno rappresentato un gruppo di sostanze ad azione insetticida di rilevante importanza fitoiatrica. Per questo è importante confrontarsi sulle strategie passate e future, analizzando eventuali criticità degli anni scorsi e anticipando quelle che potenzialmente potrebbero emergere con il termine d'uso dei neonicotinoidi".
Neonicotinoidi, vietati in pieno campo
I Paesi membri dell'Unione europea, lo scorso aprile, hanno approvato la proposta della Commissione europea che vieta l'utilizzo in pieno campo di tre agrofarmaci appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi. Tra i principi attivi interessati dal provvedimento ci sono imidacloprid, clothianidine thiamethoxam utilizzati per la gestione aficida del melo e già sottoposti a restrizioni di impiego (solo trattamenti in post-fioritura) dal 2013.
Attualmente i programmi di difesa integrata prevedono una gestione combinata dell'afide grigio e dell'afide lanigero attraverso interventi sia in fase pre-fiorale che post-fiorale. L'intervento in pre-fioritura è mirato principalmente verso le fondatrici dell'afide grigio, mentre il periodo post-fiorale contempla anche la gestione dell'afide lanigero.
"A fianco degli innegabili pregi fitoiatrici, efficacia, sistemia e persistenza - ha sottolineato Gastone Dallago, ricercatore della Fondazione Mach - i neonicotinoidi sono stati indicati come responsabili di effetti negativi sulle colonie di api e altri impollinatori selvatici. Qualche anno fa sono arrivate le prime limitazioni all'impiego (esclusivamente in post fioritura delle arboree e non come concianti) e dalla fine di quest'anno, imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam potranno essere impiegati solo in serre permanenti o per la concia di sementi destinate a essere utilizzate soltanto in serre permanenti; la coltura così ottenuta deve rimanere all'interno di una serra permanente durante il suo ciclo di vita completo".
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige