Le semine del girasole sono già iniziate o stanno iniziando e le condizioni climatiche favoriscono le fasi operative necessarie a garantire un buon avvio della coltura.
Dopo la flessione delle superfici messe a coltura in Italia negli ultimi anni, il rinnovato interesse per questa oleaginosa potrebbe portare la superficie finale seminata a livello nazionale attorno ai 120.000 ettari. Questa la stima dello staff tecnico di Anb - Associazione nazionale bieticoltori, rilevata nei vari comprensori.
Le tre regioni dove la coltura è storicamente più presente, Marche, Umbria e Toscana, dovrebbero incrementare le semine di una percentuale media compresa tra il 10-15%. L'incremento maggiore dovrebbe essere quello della Toscana (+30%), che nel 2010 aveva toccato un minimo storico recuperando così superfici, ma saranno le Marche a spostare l'ago della bilancia, perché l'aumento percentuale si applicherà a una superficie che rappresenta un terzo di quella italiana.
Le direttrici primarie di questo potenziale incremento sono:
• l'andamento climatico avverso e le ripetute piogge autunnali non hanno consentito tutte le semine programmate per i cereali a paglia e quindi molte aziende si stanno indirizzando verso il girasole;
• i prezzi alti liquidati nella campagna 2010 hanno restituito linfa vitale alla coltura;
• le attese per il prezzo al raccolto. Se fare delle previsioni sul futuro andamento del mercato del girasole è difficile, perché influenzato da molteplici fattori, la tendenza e le aspettative tra le imprese agricole sono per un valore prossimo ai 400,00 €/t.
Il girasole rimane, tra le colture da rinnovo, l'alternativa ideale nella collina asciutta, grazie alla buona capacità produttiva anche in assenza di irrigazione e per la semplicità della tecnica colturale, con bassi fabbisogni e anticipazioni colturali.
La genetica ha fatto passi da gigante: gli altoleici mediamente producono come le varietà convenzionali e gli Imi (ibridi tolleranti all'Imazamox) possono risolvere problemi di infestanti 'impossibili' quali il girasole selvatico e lo xantium. Alcune varietà hanno come caratteristica da non sottovalutare un'ottima resistenza a diversi ceppi di peronospora. Allargando la rotazione (a volte troppo stretta per mancanza di alternative, ma ora c'è la colza) e impiegando le cultivar giuste per le diverse esigenze e potenzialità agronomiche le rese potranno crescere in linea con le potenzialità dei diversi areali italiani.
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