Il dramma dell'olivicoltura pugliese, la piaga chiamata Xylella fastidiosa, è il caso diplomatico del giorno nell'Unione europea. Ieri, 5 settembre 2019, ha avuto termine a Lussemburgo la prima fase della procedura d’infrazione della Commissione Ue contro l’Italia per tre inadempimenti in fatto di eradicazione e contrasto alla diffusione della Xylella fastidiosa con la sentenza nella causa C-443/18 di parziale condanna del nostro paese da parte della quinta sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Si tratta di una sentenza morbida rispetto alle richieste della Commissione Ue, che in questo primo deferimento era arrivata a chiedere anche la condanna dell’Italia per un generale inadempimento dall’obbligo di impedire la diffusione della Xylella, sancito dalla Direttiva 2000/29/CE. Un'accusa molto pesante, che invece è stata respinta dalla Corte del Lussemburgo, che ha così assolto il paese dall’ulteriore addebito di aver violato l’obbligo di “leale collaborazione” degli Stati membri, sancito tra i principi fondamentali dell’atto di fondazione dell'Unione europea.

La sentenza più in generale arriva mentre si sta compiendo l’attuazione delle misure, che, entro i primi di ottobre – come rivendicato ieri da Regione Puglia - dovrebbero portare a zero il numero di piante da abbattere in zona di contenimento, chiudendo definitivamente una fase sicuramente infausta: quella dei ricorsi ai Tar e dei sequestri della Procura della Repubblica di Lecce, che avevano di fatto fermato, insieme alle pastoie burocratiche, ogni azione positiva contro l’infezione.

Tale azione, unitamente a quella dei monitoraggi – per altro in fase di riconoscimento da parte della stessa Commissione – dovrebbe mettere l’Italia al riparo da un eventuale secondo deferimento alla Corte di giustizia, quello utilizzabile dalla Commissione per attivare le sanzioni pecuniarie contro lo Stato membro inottemperante rispetto alle norme del diritto Ue dopo la prima condanna. Da qui la speranza, che traspare dalle dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che la regione possa ancora ricevere un aiuto dall’Ue per fermare l’infezione.
 

Le accuse della Commissione Ue all’Italia

La lista delle inadempienze in fatto di Xyella, secondo la Commissione Ue, che aveva avviato la procedura contro l’Italia nel dicembre 2015 con le dimissioni di Giuseppe Silletti da commissario straordinario, era pertanto la seguente:
  1. La Commissione aveva indicato la violazione dell’articolo articolo 7, paragrafo 2, lettera c) della Decisione di esecuzione Ue 2015/789 modificata dalla Decisione di esecuzione (UE) 2016/764, ovvero le misure specifiche per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione della Xylella fastidiosa, nonché il mancato rispetto delle misure di contenimento: l’obbligo di procedere alla rimozione immediata delle piante infette in una fascia di 20 km nella zona infetta, secondo l’articolo 7paragrafo 2, lettera c) della Decisione 2015/789.
  2. Nel secondo capo di accusa contestata anche all’Italia la violazione dell’obbligo di monitoraggio con ispezioni annuali, contenuta nell'articolo 7, paragrafo 7 della Decisione di esecuzione 2015/789 modificata.
  3. Sulla violazione ripetuta delle misure di contenimento e delle misure di eradicazione – queste contenute nell'articolo 6 della Decisione di esecuzione 2015/789poi, era stato sollevato dalla Commissione anche un caso di più ampia valenza politica: l’inadempimento costante e generale delle norme – ovvero la violazione dell’obbligo di "leale collaborazione" da parte dell’Italia, sancito dall’articolo 4, paragrafo 3, del Trattato dell’Unione europea, concretizzatosi nel venir meno agli obblighi generali sanciti dalla Direttiva 2000/29/CE – "Protezione contro l’introduzione e la diffusione nell’Unione europea di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali" – all'articolo 16, paragrafi 1 e 3.
 

La sentenza della Corte di giustizia del Lussemburgo

Nel 2018, la Commissione aveva proposto il ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte, ritenendo che l’Italia non si fosse conformata alla sua richiesta di intervenire immediatamente per impedire la diffusione della Xylella e che, in ragione del persistere degli inadempimenti, tale batterio si fosse ampiamente diffuso in Puglia.

Con sentenza di ieri, la Corte ha dichiarato che, alla scadenza del termine fissato dalla Commissione, vale a dire il 14 settembre 2017, l’Italia aveva omesso di rispettare due dei suoi obblighi derivanti della decisione della Commissione.
 

La mancata eradicazione delle piante in fascia di contenimento

La Corte ha constatato, in primo luogo, che l’Italia non ha proceduto immediatamente alla rimozione, nella zona di contenimento, almeno di tutte le piante infette nella fascia di 20 km della zona infetta confinante con la zona cuscinetto. Risulta infatti incontestabile, secondo la Corte, che al 14 settembre 2017, su un totale di 886 piante infette censite, 191 (vale a dire, circa il 22%) non erano ancora state rimosse nella fascia di contenimento di 20 km. Altro elemento secondo la Corte non contestato: quando la rimozione delle piante infette nella fascia di contenimento è pure avvenuta, l’evento si è verificato solo molti mesi dopo la constatazione dell’infezione.

La Corte ha sottolineato inoltre che “il termine "immediatamente" contenuto nella decisione della Commissione è inconciliabile con un periodo di più settimane o addirittura di più mesi”. Non solo: “Per quanto riguarda i diversi ostacoli materiali, amministrativi e giuridici richiamati dall’Italia per giustificarsi, la Corte rammenta che le situazioni di ordine interno di uno Stato membro non giustificano l’inosservanza degli obblighi e dei termini risultanti dal diritto dell’Unione. L’Italia avrebbe quindi dovuto adottare misure nazionali di emergenza che prevedessero procedure più rapide per superare tali ostacoli.
 

Il mancato monitoraggio in fascia di contenimento

In secondo luogo, la Corte ha constatato che l’Italia non ha garantito, nella zona di contenimento, il monitoraggio della presenza della Xylella mediante ispezioni annuali effettuate al momento opportuno durante l’anno. La Corte ha infatti osservato che l’Italia ha realizzato la sua ispezione per l’anno 2016 tra l’agosto 2016 ed il maggio 2017. Non solo: “l’Italia non ha terminato l’ispezione annuale prima dell’inizio della primavera, stagione di volo dell’insetto vettore della Xylella, al fine di consentire la rimozione in tempo utile delle piante infette”.
 

L’Italia non è venuta meno all’obbligo di leale collaborazione

La Corte ha invece respinto la domanda della Commissione diretta a far constatare un costante e generale inadempimento da parte dell’Italia dell’obbligo di impedire la diffusione della Xylella. Tale inadempimento consisterebbe nel fatto che l’Italia non ha raggiunto il risultato perseguito dalla decisione della Commissione che consisteva nell’impedire tale diffusione. Ne risulterebbe, secondo la Commissione, una ripetuta violazione da parte dell’Italia non solo degli obblighi che le incombono nella zona di contenimento, ma anche degli obblighi relativi all’eradicazione del batterio nella zona delimitata, che comprende la zona infetta e la zona cuscinetto.

La Corte ha osservato infatti che la Commissione non ha provato la violazione di tali obblighi specifici. A tal fine, la semplice constatazione della diffusione della Xylella non è sufficiente. La Corte ha ritenuto quindi che la Commissione non abbia provato neppure la violazione, da parte dell’Italia, dell’obbligo, contenuto nella direttiva 2000/29, di adottare tutte le misure necessarie per impedire la diffusione del batterio, né dell’obbligo di leale cooperazione sancito dall’articolo 4 del Trattato sull’Unione europea.


Regione Puglia, e dichiarazioni del presidente Emiliano
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha dichiarato ieri: “La condanna riguarda tutto il periodo in cui la lotta alla Xylella era sotto la esclusiva responsabilità del Governo italiano e dei suoi commissari. Inoltre, la sentenza non riguarda la Regione Puglia che anzi, da quando ha cominciato ad occuparsi della Xylella, gennaio 2016, ha finalmente realizzato un’organizzazione relativa ai monitoraggi e agli abbattimenti che ha soddisfatto i Commissari europei che dal 2017 non hanno più mosso critiche formali al nostro sistema che anzi è stato indicato come un punto di riferimento anche per gli altri Paesi europei”.

“Secondo la sentenza e venendo al merito delle contestazioni, quelle riguardanti i ritardi degli abbattimenti degli alberi infetti da Xylella sono da ricercarsi nelle mancanze della legislazione nazionale e nei sequestri preventivi operati dalla Procura della Repubblica di Lecce che hanno impedito le estirpazioni"  ha sottolineato ancora Emiliano.

Secondo Emiliano “Da quando le norme nazionali sono state modificate su richiesta della Regione Puglia, sono stati effettuati oltre 5.000 abbattimenti". Nel ragionamento di Emiliano sopravvive solo una contestazione relativa al periodo di effettuazione del monitoraggio che secondo la Ue doveva essere diverso da quello considerato corretto dalla Regione Puglia: “Ma di recente anche questa questione ha perso rilevanza visto che la tempistica del monitoraggio è stata finalmente fissata dalla Ue al 30 novembre di ogni anno" ha precisato il presidente della Regione Puglia.

“In precedenza tale termine non era precisato e la contestazione sui ritardi dei monitoraggi non aveva un termine preciso di riferimento – ha ricordato il presidente Emiliano - Resta il fatto che solo il primo monitoraggio avviato dalla Regione Puglia nel 2016 ha drasticamente migliorato la situazione e risolto le contestazioni di omesso monitoraggio”.
 
“Il direttore del dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone, ha partecipato all’inizio di questo mese alla riunione della Commissione Ue - Dg Santè nel corso della quale si è preso atto che la Xylella è un’infestazione insediata sul territorio europeo e che quindi dovranno essere cambiate le politiche di approccio alla lotta all’infestazione, ad esempio con la riduzione del raggio di abbattimento dalle piante infette e con una maggiore collaborazione tra gli Stati coinvolti – ha infine affermato Emiliano, che ha concluso dicendo - Siamo quindi fiduciosi che l’Unione europea terrà presenti gli sforzi che la Puglia sta sostenendo in perfetta solitudine per lottare contro la Xylella e per risarcire chi è stato colpito”.
 

Le precisazioni del direttore Nardone

Il direttore del dipartimento Agricoltura Gianluca Nardone ha dichiarato ieri: “Dal gennaio 2016 la Regione Puglia ha condotto 3 monitoraggi sulla fascia di 30 chilometri che rappresenta la trincea a difesa dell'avanzata del batterio. Il quarto è appena iniziato. Questi i numeri dei 3 monitoraggi: oltre 490.000 celle ispezionate; ben 520.000 analisi di laboratorio; riscontri per 5.731 piante trovate infette di cui 5.130 abbattute. Ne restano da abbattere, quindi, circa 600 che, secondo il piano di intervento, saranno tagliate entro i prossimi 30 giorni”.
 
“È opportuno ricordare che la stagione commissariale si chiudeva con l'avvio della procedura di infrazione con cui la commissione Ue denunciava l'Italia per non aver condotto adeguato monitoraggio oltre che per tardivi abbattimenti – ha sottolineato Nardone - nella procedura d'infrazione avviata il 10 dicembre 2015 la Commissione Europea imputa all'Italia/commissario la mancata predisposizione di un programma sistematico di monitoraggio evidenziando che solo l'1% dei quadrati/celle era stato monitorato. Il cambio di passo avviene proprio grazie alla Regione Puglia a partire dal gennaio 2016, che ha realizzato e ripetuto 3 volte un monitoraggio colossale del tutto rispettoso delle regole europee”.