L'embargo ha recato grandi danni all'export agroalimentare made in Italy. Il peggio è passato oppure ci potrebbero essere conseguenze ancora più negative?
"L'embargo è stata un’iniziativa inaspettata da parte del governo russo. Penso che il peggio ormai sia passato, anche perchè ormai tutti i prodotti sono vietati, anche quelli surgelati, e ormai alle aziende italiane tutto questo è ben noto. Si vendono solo prodotti vegetali trasformati (miniburger e zuppe di verdure), per il resto tutto il resto dell'import è bloccato.
Per questo, non potendo puntare sul mercato russo, dobbiamo ricercare nuovi mercati. Bisogna distribuire le forze su altri mercati come Bielorussia (9 milioni di abitanti) e il Kazakistan (27 milioni di abitanti). Questi numeri non possono compensare una perdita grossa con l’embargo russo. I clienti di Bielorussia e Kazakistan sono aziende piccole, con cui abbiamo problemi anche dal punto di vista logistico.
Non è facile quindi sostituire la Russia nelle nostre attività business, stiamo cercando di farlo ma non è facile. E' necessario avviare con il mercato russo un altro tipo di rapporto. Le aziende italiane possono riprendere il loro business in Russia organizzando un altro tipo di collaborazione con i propri partner russi, ovvero organizzare la produzione in Russia con quelle colture possibili da coltivare".
Quali sono i settori dell'agroalimentare più colpiti dallo stop dell'import russo?
"Tutte le aziende con il quale ho lavorato e con cui sto collaborando attualmente hanno subito gravi danni dall'embargo, in particolare il settore ortofrutticolo del fresco, la realtà che conosco meglio. A questo si aggiungono tutte le altre eccellenze bloccate, dalla pasta ai formaggi e prosciutti. L'ortofrutta ha subito gravi danni, al momento irrecuperabili. Questo perchè, come già detto in precedenza, il mercato russo e il fatturato ad esso collegato non sono facili da sostituire".
Ci sono possibilità di investimento per gli investitori stranieri in Russia?
"Gli investitori stranieri possono aderire ai fondi che dà il governo russo per il settore agricolo nel caso in cui creino una società di joint venture e partnership con qualche azienda russa oppure creino una nuova azienda, un nuovo ente giuridico. Sono convinta che gli imprenditori agricoli, ma anche le aziende produttrici di macchinari per l’agricoltura, possano ottenere grandi risultati in Russia in questo momento.
Lo Stato concede investimenti e agevolazioni agli agricoltori locali per modernizzare i macchinari, per la costruzione delle serre e l’introduzione di tecnologie innovative e la conoscenza know how, per soddisfare una domande di prodotti in crescita. Per esempio, il fabbisogno di verdure è soddisfatto solo dell’82,5%, per questo bisogna creare più aziende agricole che producano le verdure. Sappiamo del clima severo in Russia, per questo è fondamentale costruire le serre, che utilizzino le tecnologie innovative, in modo da garantire una certa resa in chilo al metro quadro (non meno di 50 chili di prodotto al metro quadro).
Ci sono spiragli per un cambio di rotta e quindi dell'eliminazione dell'embargo?
"Personalmente non credo che il governo russo toglierà l’embargo nei prossimi 5-7 anni: dando queste concessioni per investimenti, prima vorrà aspettare di vedere prima i frutti di queste agevolazioni, e ben sappiamo che nel settore agricolo non arrivano subito".
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Evgenya Kravchenko
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