AgriFidi Uno Emilia Romagna ha organizzato un convegno nella mattina del 30 maggio 2016, dove ha snocciolato i dati relativi ai risultati conseguiti nel corso del 2015. Un bilancio in piena salute, con 2119 finanziamenti erogati, rispetto ai 1902 del 2014 (+11,36%), per un importo complessivo di 115 milioni di euro, in aumento rispetto ai 105 erogati nel 2014 (+9,38%). Ne consegue un utile di 54mila euro, in crescita rispetto ai quasi 14mila del 2014. Davvero inconsistenti le insolvenze di soci, pari a 26.714 euro, ovvero lo 0,02% sul totale degli impieghi.

Cresce quindi l’operatività di Agrifidi Uno Emilia Romagna, un risultato importante considerando anche la situazione generale, con un calo medio dell’operatività su scala nazionale del -14%, con un punte del -40%, oltre a tassi di insolvenza medi del 22%. Molto positivo il dato relativo alle garanzie rilasciate sugli affidamenti, con 36,3 milioni di euro a patrimonio, in crescita del 5% rispetto ai 34 milioni dell’anno precedente. Aumenta anche il numero di soci, con 5151 unità iscritte e con trend positivi nell’ultimo triennio.

Abbiamo passato sette anni davvero difficili dal punto di vista della congiuntura economica – ha sottolineato il presidente uscente di Agrifidi Uno Alberto RodighieroPer questo tali risultati positivi sono ancora più importanti, frutto del lavoro svolto in sinergie con l’associazionismo agricolo e con molti enti pubblici delle province, oltre all’importante rapporto di collaborazione con la Regione Emilia Romagna. E’ stato possibile erogare interamente i contributi messi a disposizione dagli stessi, volti così a contenere il costo del denaro pagato dalle imprese agricole, senza nessun costo a carico degli enti. Oltre a raddoppiare l’operatività in questi anni, ci siamo rafforzati patrimonialmente: abbiamo messo a punto anche un fondo rischi svalutazione, che abbiamo portato in due anni da 446mila a 959mila euro”.

Carisbo e tutto il gruppo Intesa San Paolo si stanno posizionando sempre di più in ottica di un sostegno mirato all’economia reale – ha spiegato Enrico Verderi, vice direttore generale di Carisbo – In particolare l’agricoltura e l’agroalimentare sono un asse portante per l’economia regionale e in generale per quella nazionale. Solo per il 2016  Intesa San Paolo mette in campo 2 miliardi di euro per il settore agroalimentare a livello nazionale, mentre per l’Emilia Romagna mettiamo a disposizione 900 milioni di euro nell’arco di in un triennio, con l’obiettivo di promuovere la crescita e le opportunità di impiego lavorativo in un comparto strategico, che potrebbero potenzialmente generare in Emilia Romagna circa 3,4 miliardi di nuovi investimenti. Tutto questo è il frutto dell’accordo tra Mipaaf e Intesa San Paolo, che punta anche a facilitare l’utilizzo dei fondi comunitari previsti dal Psr 2014-2020”.

Proprio di piani di sviluppo rurale ha parlato invece Valtiero Mazzotti, direttore dell’assessorato regionale all’agricoltura. “Da tutti questi dati snocciolati in questa relazione risulta come il credito agrario giochi un ruolo di primo piano in Emilia Romagna. Se la media nazionale di copertura di finanziamenti per ettaro è di 3461 euro, in Emilia Romagna quella media si alza a 5340 euro. E’ stata sicuramente strategica la scelta di puntare su fusioni e incorporazioni, portando gli Agrifidi da 8 a 3.  Stiamo lavorando a diversi progetti, in particolare per la canalizzazione dei contributi in collaborazione con Agrea, sia per i Psr che per i pagamenti diretti. Dal punto di vista dei bandi a livello regionale, abbiamo pubblicato il secondo bando relativo ai giovani, a breve dovrebbe partire il bando per gli agriturismi, mentre stiamo mettendo a punto quello sulle filiere, molto atteso”.

A fine convegno è stato trasmesso anche un contributo video di Paolo De Castro. Il parlamentare europeo ha comunicato che “la Commissione europea sta per emanare nuove disposizioni in merito al tetto degli aiuti in regime de minimis dell’agricoltura, ora pari a 15mila euro nell’arco dei tre anni, che starebbero per elevare a 45mila euro”. La modifica, anche se ancora molto lontana dal tetto previsto per gli altri settori imprenditoriali, per i quali il tetto è di 200mila euro, va comunque nella giusta direzione.