Quali sono le prospettive offerte dall’economia circolare per sfamare quasi 10 miliardi di persone e fornire acqua pulita e combustibile? Su questo argomento si sono confrontati diversi esperti in occasione del convegno “La circolarità del mondo agricolo. L’applicazione dei principi dell’economia circolare in agricoltura”che si è svolto ieri a Expo al padiglione del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

All'incontro sono intervenuti voci autorevoli del settore come Vincenzo Lavarra, consigliere del ministro Martina, Paolo De Castro, Commissione Agricoltura Parlamento Ue, senatore Stefano Vaccari, segretario Commissione Ambiente al Senato, Marco Acutis, professore ordinario di Agraria al Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università degli Studi di Milano e Francesco Natta, amministratore delegato Acqua&Sole srl. Ad arricchire il convegno anche il contributo video di Janez Potocnik, presidente Rise Foundation, già presidente Commissione ambiente Ue.

L’agricoltura moderna applica i principi dell’economia lineare: prende, usa e getta. Ha bisogno dall’esterno di continui apporti di materie prime, che vanno esaurendosi, e produce rifiuti che non trovano corretta collocazione e finiscono per inquinare mari e fiumi. Un sistema agricolo così concepito non è sostenibile e pertanto destinato al collasso, specie sotto la crescente pressione demografica. Per sfamare quasi 10 miliardi di persone l’agricoltura dovrebbe essere in grado, in meno di 40 anni, di raddoppiare l’attuale produzione di soia e carne, e di incrementare di un terzo quella di cereali.

Inoltre, con l’utilizzo di fertilizzanti chimici che mancano di elementi organici preziosi, l'agricoltura moderna favorisce la perdita di sostanza organica del terreno, il che a sua volta comporta erosione del suolo, che diventa sempre più fragile, e favorisce inondazioni e frane sempre più diffuse sul nostro territorio. A causa dell’erosione si perdono ogni anno nel mondo 24 miliardi di tonnellate di suolo, che la natura riesce a ricostituire annualmente solo per una centesima parte: questo vuol dire che la natura impiegherà 100 anni per recuperare ciò che l’uomo sta dissipando ogni anno.

Una risposta a questi problemi può venire dall’agricoltura circolare, ovvero dalla possibilità di recuperare le risorse sottratte al terreno ma ancora in circolo (i rifiuti, gli scarti) anziché importarle dall’esterno. Le risorse residue a disposizione sono gli scarti derivanti delle industrie agroalimentari, dai reflui civili e dal letame delle stalle, sostanze esclusivamente organiche derivanti dalle attività di trasformazione e consumo dei prodotti agricoli. Recuperare queste sostanze crea un’agricoltura sostenibile che non ha bisogno, se non in parte, di risorse esterne (fertilizzazione chimica), preserva la fertilità del terreno grazie ad una ricostruita biodiversità, e inoltre consente di trovare un corretto impiego per scarti e rifiuti organici.

Un esempio di eccellenza di agricoltura circolare, la prima in tutta Europa, arriva dall’Italia: dal territorio neorurale della Cassinazza, situato tra le province di Pavia e Milano.

Dal 1996 abbiamo intrapreso un percorso di rinaturalizzazione dell’azienda in linea con la Politica agricola comunitaria e finalizzata a ripristinare la giusta sintonia con gli elementi naturali e territoriali persi con la industrializzazione dell’attività agricola, introducendo correzioni che hanno permesso di massimizzare l’uso produttivo del territorio rendendolo compatibile con la maggiore biodiversità possibile” ha spiegato Francesco Natta, amministratore delegato di Acqua&Sole srl. “Restituire al terreno il suo ciclo naturale, ovvero ripristinare la fertilità dei terreni agricoli – da cui dipende il 99,7% di ciò che mangiamo – attraverso il recupero degli elementi nutritivi asportati dai raccolti e scartati nelle successive fasi di utilizzo ci ha resi autonomi da un punto di vista degli elementi nutritivi, riducendo l’inquinamento da nitrati e fosfati con effetti positivi sull’economicità del progetto”.

I numeri del lavoro pioneristico fatto alla Cassinazza parlano da soli: in quasi un ventennio sono aumentate del 170% le specie di uccelli presenti, del 146% le specie di libellule, del 105% le specie di farfalle diurne, dell’81% le specie di mammiferi e dell’80% le specie di cavallette. Il tutto si traduce in una fertilità del suolo incrementata, oltre alle migliorate caratteristiche del paesaggio, visibili a tutti. Per aiutare gli operatori del settore e l’opinione pubblica a comprendere meglio il potenziale innovativo dell’agricoltura circolare è stato realizzato e presentato ieri un docu-video sul tema, disponibile sul sito internet www.neorurale.net.

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