E’ stato sventato un inganno globale che mette a rischio la credibilità del made in Italy in tutto il mondo dove la diffusione dei wine kit con etichette italiane è purtroppo capillare e tollerata con danni incalcolabili alle produzioni del vero vino nazionale”.

Con queste parole Giovanni Morini, responsabile economico di Coldiretti Piacenza, commenta l’operazione del Nucleo antifrodi Carabinieri di Parma che ha scoperto un’associazione per delinquere transnazionale, dedita alla produzione e commercializzazione in ambito internazionale di wine kit recanti sulle etichette i riferimenti ad almeno 24 vini italiani Dop e Igp.

Questi kit - afferma Gianluca Maserati, dell’azienda agricola Casamiglio - La Pioppa di Ziano Piacentino - causano con ingenti danni all’immagine del vino italiano all’estero. Le frodi infatti non solo rischiano di compromettere il delicato processo di internazionalizzazione delle aziende che, come la mia, cominciano ad affacciarsi all’export ma rischiano anche di veder messa in discussione la qualità associata al nostro vino, frutto di sforzi quotidiani in vigna e di tradizioni tramandate da generazioni e di certo non riconducibile alla polvere dalla quale in pochi giorni si possono ottenere vini dalle etichette prestigiose”.

Coldiretti Piacenza nota che i "furbetti dei wine kit" si sono diffusi in tutti i continenti, dall’America all’Australia, ma anche in Europa, dove è particolarmente grave il fatto che dietro questi traffici si nascondano anche operatori italiani. Il problema non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni poiché in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua come peraltro consentito in altri Paesi (Sud Africa) che continuano a richiedere alla Ue di autorizzare tale pratica per favorire le loro esportazioni.
"Anche per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo andrebbe vietato" nota Coldiretti Piacenza.

All’estero dobbiamo trovare il vero vino made in Italy; grazie alla recente e positiva esperienza di incoming buyer Vento d’Expo - prosegue Maserati - la mia azienda è riuscita ad iniziare il percorso di internazionalizzazione con già alcune richieste di campionatura delle quali stiamo attendendo riscontro. Attraverso questa esperienza, noi produttori, così come accade durante la vendita diretta, siamo riusciti a spiegare durante gli incontri commerciali il lavoro quotidiano per arrivare ad ottenere il vino e trasmettere quella cultura del territorio fondamentale se si vuole valorizzare il made in Italy”.