Giunta direttamente dalla riforma della Pac e dell'Ocm zucchero, la proposta, secondo un comunicato congiunto Unionzucchero, Cgbi, Flai, Fai e Uila, andrebbe a minare la competitività raggiunta negli ultimi anni e costata 150 milioni di euro investiti negli impianti industriali attivi e in campo per migliorare le rese agricole.
"La fine del regime di quote - chiarisce il comunicato -, potrebbe significare ulteriori chiusure con conseguente impatto sull’occupazione e sulle superfici coltivate; renderebbe il mercato italiano quasi totalmente dipendente dalle importazioni, mettendo a rischio l’approvvigionamento nazionale e aumenterebbe la volatilità dei prezzi".
Anche Confai, la Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, in un comunicato auspica il prolungamento del regime di quote onde evitare, spiegano, un peggioramento della situazione già critica. In conseguenza della riforma del 2006 - si legge nel comunicato -, l’Unione europea ha accumulato un deficit strutturale di tre milioni di tonnellate di zucchero l'anno, su un consumo complessivo di 16 milioni di tonnellate.
"Non vorremmo che con la riforma in discussione si assestasse un altro duro colpo alla filiera delle bietole con l'Italia costretta a pagare un prezzo salato, come la volta scorsa”, sono state le parole del presidente Confai Leonardo Bolis.
Contraria al provvedimento non solo la componente nazionale del comparto ma anche l'Industria europea, la Confederazione delle associazioni europee dei bieticoltori, le organizzazioni sindacali europee, i principali partner dell'Ue quali ACP - Africa, Caraibi e Pacifico e PMA o paesi meno avanzati, ma soprattutto, il Parlamento europeo e la gran parte dei diciassette stati membri con Francia e Germania in testa.
"Prolungare il sistema delle quote fino al 2020 per un'ulteriore periodo transitorio - prosegue il comunicato di Unionzucchero - permetterebbe di continuare nel processo di incremento della competitività del settore senza mettere a repentaglio l’approvvigionamento del mercato nazionale e l’intero sistema produttivo. La filiera si aspetta ora chiarimenti da parte del ministro Catania su tale posizione che, se fosse confermata, andrebbe contro gli interessi di tutto il settore".
Una filiera che dopo la riforma del 2006 ha già subito un calo produttivo del 25 per cento, una diminuizione del numero di bieticoltori del 49 per cento, degli impianti del 42 per cento e delle are coltivate pari al 31 per cento.