"L’ortofrutta italiana è sottoposta a rigorose e continuative verifiche da parte delle autorità competenti quali il ministero della Salute, a livello nazionale, e l’Efsa a livello europeo; gli ultimi studi da queste condotti hanno infatti dimostrato che, in tema di residui di agrofarmaci, non vi è alcuna preoccupazione per la sicurezza alimentare, rilevando ad esempio che il 97,4% dei campioni analizzati nel solo 2009 è risultato al di sotto dei livelli massimi consentiti dalla legge".

E' quanto ha precisato da Agrofarma, Associazione nazionale imprese agrofarmaci, che fa parte di Federchimica, in seguito a quanto segnalato dall’Arpa Lazio in uno studio condotto insieme all’Università La Sapienza di Roma sull’aumento della presenza di residui di agrofarmaci nella frutta, rassicurando i consumatori e gli operatori del settore.

L'Associazione ha poi evidenziato i dati dell’ultimo Rapporto ufficiale Fitofarmaci del ministero della Salute che, basandosi sull’analisi di migliaia di campioni, mostrano come in Italia solo nello 0,4% di frutta e verdura sono presenti residui al di sopra dei limiti di legge, con addirittura il 64,2%, due casi su tre, che ne è del tutto privo, e rispetto ad una media europea del 3,5%. Quest’ultimo rappresenta un dato particolarmente significativo dato che nel Belpaese, dal 1993 a oggi, i residui irregolari sono passati da 5,6% allo 0,4%. Grazie a questi risultati l’Italia è leader in Europa in materia di sicurezza alimentare.

In riferimento poi agli allarmi lanciati sui casi di "multiresiduo", che secondo lo studio dell’Arpa sono “più che triplicati in un arco di tempo di 12 mesi”, Agrofarma segnala che ad oggi non esiste alcuna evidenza scientifica che dimostri l’esistenza di un effetto negativo dovuto alla loro presenza. La stessa normativa che fissa il limite massimo per ogni sostanza eventualmente presente in forma di residuo nello stabilire tale limite massimo, applica un fattore di sicurezza 100; questo consegue nell’ottenimento di una soglia massima che è addirittura un centesimo di quello che potrebbe essere già ammesso, garantendo di conseguenza al consumatore alti standard di sicurezza alimentare.

"Oggi gli operatori agricoli hanno a disposizione sistemi di protezione individuali piuttosto avanzati - continua Agrofarma sui possibili rischi a cui, secondo le rilevazioni dell’Arpa Lazio, andrebbero incontro i lavoratori -, sono preparati all’uso dei dispositivi di protezione e consapevoli di un corretto utilizzo dei prodotti".

Agrofarma sottolinea infine che i costanti investimenti in ricerca e sviluppo delle industrie del settore hanno permesso di ottenere, nel solo 2010, una riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci del 2.4% (fonte: Istat). L’introduzione di nuove tecnologie sempre più rispettose dell’ambiente ha consentito di ridurre le dosi d’impiego, se si guarda in maniera ampia al ventennio 1990-2010, si registra un consistente calo del 32% del consumo nazionale di agrofarmaci.