La riqualificazione ambientale abita a Faenza. Prima in Italia, la città romagnola ha ottenuto, infatti, la certificazione Bio-habitat per tutti gli spazi verdi urbani (100 ettari complessivi), nei quali ha applicato un nuovo metodo che promuove una concezione assolutamente innovativa per la cura del verde urbano e che si basa su un rigoroso disciplinare ispirato alle norme e alle tecniche dell’agricoltura biologica. “Dopo anni di impegno nella gestione del verde urbano con il metodo biologico – ha dichiarato Claudio Casadio, sindaco di Faenza – abbiamo ottenuto la certificazione di tutto il verde pubblico del nostro comune e potremo avvalerci del marchio Bio-Habitat per parchi, giardini e verde di quartiere, consentendo a circa 60.000 faentini di beneficiare di un contesto abitativo più naturale, dove il benessere ambientale si sposa alla qualità della vita e, quindi, ad una maggiore salute pubblica”.
Il Metodo Bio-habitat si avvale di un disciplinare elaborato da Pro.B.E.R. – l’Associazione dei Produttori Biologici e Biodinamici dell’Emilia Romagna – insieme a Serbios (azienda leader specializzata nella difesa e nutrizione biologica delle piante) per trasferire anche alla gestione del verde non agricolo i principi dell’agricoltura biologica definiti dal reg. CEE 2092/91 e dagli standard internazionali riconosciuti (Ifoam e Codex). Il disciplinare rappresenta il documento fondamentale del progetto e solo la sua corretta applicazione - verificata costantemente da un comitato tecnico scientifico, cui partecipano i più importanti esperti del settore – determina l’adesione a Bio-habitat, con il conseguente riconoscimento di certificazione e l’uso del relativo marchio.
“Gli obiettivi del progetto – ha puntualizzato Paolo Carnemolla, presidente di Pro.B.E.R. – riguardano la creazione di un prezioso equilibro nell’ecosistema urbano (ad iniziare dalle sementi e dai mezzi tecnici, fino agli elementi d’arredo) attraverso l’utilizzo di tecniche a basso impatto nella gestione delle aree verdi, allo scopo di tutelare la fauna presente e la biodiversità, rimuovendo nel contempo le cause di alterazioni ambientali ed eliminando l’impiego di prodotti di sintesi per la nutrizione e la difesa delle piante”.
La riqualificazione e rivalutazione degli spazi verdi tramite la gestione biologica dell’habitat riduce infatti considerevolmente gli agenti inquinanti che danneggiano la salute dei cittadini, ed in particolare delle fasce più deboli (bambini ed anziani), determinando benefici nel tessuto urbano che non sono solo ambientali ed ecologici, ma anche sociali ed economici.
“Bio-habitat – ha concluso Roberto Gioachin, presidente di Serbios, l’azienda ideatrice – è il primo e finora l’unico sistema di certificazione delle metodologie biologiche applicate al verde urbano. Bio-habitat viene condiviso anche da Legambiente che partecipa al comitato tecnico scientifico ed ha siglato un accordo di collaborazione per promuovere – anche attraverso la concessione del proprio marchio al metodo – l’efficienza e la funzionalità di un sistema colturale che rappresenta un moderno modello innovativo nella gestione del verde”.