L’Oiv (Organizzazione internazionale del vigneto e del vino) ha circa 10 anni fa definito con la Risoluzione Cst 1/2004 lo sviluppo di viticoltura sostenibile come “un approccio globale commisurato ai sistemi di produzione e di trasformazione delle uve, associando contemporaneamente la longevità economica delle strutture e dei territori, l’ottenimento di prodotti di qualità, la presa in considerazione delle esigenze di una viticoltura di precisione, dei rischi legati all'ambiente, alla sicurezza dei prodotti, alla salute e dei consumatori e la valorizzazione degli aspetti patrimoniali, storici, culturali, ecologici ed estetici”.
Il progetto Viso ha ripreso così le linee guida internazionali e si è focalizzato sulla promozione di un modello di viticoltura sostenibile con l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema vitivinicolo e l’attrattività del turismo rurale proponendo soluzioni per le attuali criticità della viticoltura locale: sostenibilità economica (riduzione di prodotti di sintesi e del numero di trattamenti a favore di scelte agronomiche mirate alla risoluzione di alcune problematiche), valorizzazione della tipicità (attenzione mirata nei confronti della varietà per preservarne quelle caratteristiche sensoriali tipiche di un territorio che la rendono riconoscibile da un punto di vista organolettico), gestione del vigneto e diversificazione della produzione (scelte agronomiche con sistemi di gestione a basso impatto ambientale, come la defogliazione precoce o il controllo dello stress idrico o ancora l’utilizzo degli incroci di viti resistenti alle malattie come peronospora o oidio), sosteniblità ambientale (riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci a favore di prodotti creati con l’ausilio di sostanze naturali, dalle alghe a biocompetitori volti a stimolare la vite a “creare le proprie difese immunitarie”), tutela dell’ambiente e della salute degli operatori (l’ambiente pulito non solo per il territorio e per il consumatore ma anche per tutti quelli che lavorano in vigna) ed, infine, competitività (gestione dei vigneti per una produzione locale di altissima qualità e attività di marketing e promozione adatti per i prodotti locali).
Per sottolineare questo aspetto i partner hanno voluto organizzare anche la conferenza di chiusura in modo da coinvolgere tutti: la conferenza si apre alle 10.00 del 6 marzo in Slovenia al Castello di Dobrovo, simbolo del Collio sloveno e del consorzio locale, dando spazio ai partner sloveni, alle autorità e ai media oltreconfine per poter brindare alla conclusione di questa collaborazione triennale e alla nascita di un nuovo accordo di norma tra i due consorzi pronti a firmare il Patto transfrontaliero per la viticoltura sostenibile.
La conferenza poi riprende alle 17.30 a Corno di Rosazzo, a Villa Nachini Cabassi, diventata la nuova sede del Consorzio italiano Tutela vini Friuli ”Colli Orientali” e “ Ramandolo”, dove si presenteranno i partner italiani, si incontreranno le autorità locali, i media, i produttori vitivinicoli e gli operatori e dove si assaggeranno i vini prodotti dalle varietà resistenti e dei vini consortili, mentre si assaporeranno i piatti del territorio. Un vero percorso enogastronomico per promuovere il territorio rurale transfrontaliero, attraverso la valorizzazione del paesaggio viticolo e l’eccellenza delle produzioni tipiche, come da obiettivi progettuali.
Per sottolineare la ricerca, l'aspetto tecnico e lo studio, invece si apriranno le porte il 10 marzo dell'Università di Nova Gorica locata a Vipava (Slovenia), dove verranno presentanti agli studenti e agli operatori vitivinicoli i lavori scientifici e tecnici del progetto.
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