Si fermano quindi le case costruttrici di macchine agricole. Il decreto del 25 marzo, risultante dal confronto intercorso tra il Mise, il Mef e le sigle sindacali nazionali, consente la possibilità di ultimare le attività necessarie alla sospensione entro il 28 marzo 2020, compresa la spedizione della merce in giacenza.
Dovrebbero rimanere operativi i comparti ricambi e ne abbiamo avuto conferma da Argo Tractors che prosegue l'attività della sua divisione ricambi.
L'appello di FederUnacoma
"L'elenco dei nuovi codici ATECO stilato ieri dal Mise esclude di fatto dalle attività ritenute essenziali le nostre produzioni, unico caso in Europa, ponendo un segmento produttivo da 11,4 miliardi di fatturato in gravissima difficoltà" commenta il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti.La federazione che in ambito confindustriale rappresenta i costruttori di macchine per l'agricoltura e il giardinaggio e relativa componentistica, richiama l'attenzione del Governo e dell'opinione pubblica sull'importante ruolo del comparto all'interno della filiera agroalimentare, altamente strategica in questa fase emergenziale e sottolinea che sono molte le aziende del settore pronte a continuare la produzione in sicurezza, in accordo con i lavoratori, con spirito di responsabilità, per garantire la fornitura di macchine agricole e ricambi necessari per la produzione degli alimenti.
"In gioco - afferma la federazione - c'è certamente la massima attenzione nei confronti dei lavoratori, della loro salute ma anche la tenuta di un tessuto industriale che 'serve' il paese e il mondo".
In questo periodo di avvio della stagione per tante produzioni agricole, sono molti gli ordini in corso di ricambi e macchine, in particolare quelle stagionali come le seminatrici, le attrezzature per la lavorazione del terreno e per i trapianti.
L'incertezza che non fa bene a nessuno
A causa dei continui ripensamenti del Governo, diverse imprese aderenti a FederUnacoma - che accoglie piccole, medie e grandi aziende - hanno deciso la chiusura delle attività produttive sin dall'inizio delle restrizioni necessarie per il contenimento del contagio.Molte altre hanno cercato di proseguire con il lavoro - con volumi ridotti e nel rispetto di tutte le norme emanate dal Governo - per non bloccare del tutto un comparto già pesantemente segnato da cali di fatturato senza precedenti.
"Siamo dotati di un grande senso di responsabilità e di servizio per il nostro paese - dichiara Malavolti - ma è difficile comprendere la mancanza di consapevolezza dell'importante ruolo svolto da questi mezzi meccanici soprattutto in un momento complesso come questo".
Alla necessità di dover garantire l'operatività della filiera a tutti i livelli - uno stop a monte potrebbe rendere ancora più critica l'attività di molte aziende agricole - si aggiunge il rischio di una concorrenza sleale da parte di competitor internazionali dal momento che molti altri paesi ritengono essenziali attività produttive analoghe.