Qualche settimana fa c'eravamo messi il turbante del mago Otelma e lo avevamo previsto: regolarmente sono arrivati gli speculatori. L'autorevole settimanale "Internazionale" ha denunciato l'ennesimo tentativo di asta a ribasso da parte di un (recidivissimo) Grande distributore.
La speculazione avrebbe interessato alcuni prodotti della quarta gamma acquistati per pochi centesimi, approfittando della congiuntura sfavorevole al settore. Continuiamo a non meravigliarci: come noto la mamma dei cretini (ma anche degli speculatori) è sempre incinta. La progenie è numerosa e sottoposta a mille tentazioni.
Oggi l'unico settore attivo per la Gdo è quello ortofrutticolo: la gente se ne sta a casa è ha re-iniziato a cucinare, tornando a una più economica strategia di consumo. Una tendenza salutare quindi, non solo per i consumatori, ma anche per un settore vitale per la nostra economia ed agricoltura. Sarebbe meglio quindi non lasciare spazi ai cretini e tenere la guardia alta, denunciando comportamenti scorretti.
E ora passiamo al mondo, continuando a parlare di speculazione ma a ben più alti livelli. Se il petrolio è in picchiata i sunnominati speculatori stanno rivolgendo le loro attenzioni al cibo. Il grano va a sfiorare i 6 dollari per bushel a Chicago e i 200 euro a tonnellata a Parigi. Pare che la Russia abbia già proposto un tetto per le esportazioni e in molti temono che si possa ripetere il caso del 2010, quando i prezzi volarono per effetto del blocco alle esportazioni posto da Putin: le famose Primavere arabe altro non furono che vere e proprie rivolte del pane e i risultati li conosciamo bene.
"Piatto ricco mi ci ficco": altri due granai del mondo stanno prendendo decisioni analoghe. Il Kazakistan ha già chiuso le esportazioni e pare che anche l'Ucraina ci stia pensando. Il Vietnam la scorsa settimana ha sospeso le esportazioni di riso (di cui è leader mondiale assieme a India e Thailandia). Come dire: il grano, il riso, la soia, il mais sono il nuovo petrolio e un elemento geopolitico sempre più importante negli equilibri planetari.
Chiudiamo e tentiamo la chiosa noi che ogni tanto siamo tacciati di becero sciovinismo quando parliamo di autodeterminazione alimentare. Facciamo un esempio: ci pare che la campagna che qualche tempo fa fu avviata per sostenere il grano italiano nei prodotti pastari e da forno abbia avuto positivi risultati; sono oggi tante le marche che vantano accordi di filiera con gli agricoltori.
Proteggere i nostri prodotti ma anche imporli all'industria e ai distributori non è un male: è una strategia.
Continuiamo così e proviamo a spingere. Guardia alta e pedalare.