La scorsa settimana è stata caratterizzata da uno scossone sul fronte dei prezzi internazionali del grano, che ha riguardato anche il grano duro: perché la Russia potrebbe porre dei limiti all’export, e sarebbe pronta a seguirla anche l’Ucraina. La notizia è trapelata sui mercati, spingendo a Chicago al rialzo l’indice nazionale Usa dei prezzi del grano duro invernale.

In particolare, tra il 25 ed il 26 marzo l’indice del grano duro è salito di ben 107 punti (+2,31%), per poi assestarsi ieri ad una perdita sul 25 marzo di 33 punti.
Il ministero dell’Agricoltura della Russia, per evitare carenze in tempi di Covid-19, ha proposto una limitazione delle esportazioni, poi quantificata in un tetto di 7 milioni di tonnellate per l’export di cereali tra aprile e giugno: ma si tratta di volumi simili a quelli che comunque ci si aspetta che siano venduti all’estero.

Questa ultima precisazione - quella relativa alla quantificazione del tetto - ha favorito così un rapido rientro dei prezzi del grano duro sulla piazza Chicago, anche se i futures per le consegne nella prossima estate erano rimasti positivi fino alla mattinata di ieri, per poi tornare negativi in serata.
 

Mercato italiano all'origine poco reattivo

I timori degli operatori internazionali per ora hanno appena sfiorato l’Italia e non hanno ancora toccato le piazze del Mezzogiorno.
Il 25 marzo, alla vigilia dell’annuncio del ministro russo, Foggia, la principale piazza all’origine del Sud – rilevata da Ismea – manteneva la posizione sul grano duro fino a 292,50 euro alla tonnellata di prezzo medio. Il 26 marzo – quando le notizie di possibili limitazioni all’export del grano russo erano ormai circolate – Ismea ha rilevato incrementi di prezzo compresi tra l’1,3% e l’1,8% sulle piazze di Grosseto e Firenze. Ieri, 30 marzo, ad allarme parzialmente rientrato, l’Istituto ha rilevato invece la stabilità della piazza di Matera su 295 euro di prezzo medio.
 

L'evoluzione del prezzo a Chicago

A fare da prologo vi era stato nella scorsa settimana il deciso rialzo dell’indice dei prezzi Usa del grano duro invernale, che tra il 18 ed il 25 marzo 2020 a Chicago era schizzato di ben 592 punti, assestando un +14,67%.
Un notevole rialzo che aveva recuperato completamente le perdite delle due settimane precedenti, ma che tutto sommato non aveva fatto altro che riportare il valore del grano duro poco al di sopra a quello degli inizi dell’anno.

Infatti dal primo gennaio 2020 questo indice, che fino ad una settimana prima perdeva ben 520 punti, pari all'11,42% del suo valore iniziale, il 25 marzo metteva a segno un modesto +72 punti sul primo dell’anno, pari ad un +1,58%.

Ma il 26 marzo a notizie ormai diffusesi, l’indice americano è cresciuto ancora di 107 punti (+2,31%) in un solo giorno, per poi calare il 27 marzo di 33 punti a quota 4594, cifra che si è ripetuta ieri per l’indice americano.
Le tensioni che l’epidemia di Covid-19 stanno innescando sui mercati metteranno a dura prova il sangue freddo degli operatori.