Parliamo del costo del lavoro agricolo.
Inutile parlare di caporalato, di lavoro nero, sfruttamento annessi e connessi se poi si vuol vendere (e acquistare) un prodotto agricolo per pochi centesimi.
Al recente convegno di Italia Ortofrutta (la principale organizzazione ortofrutticola del nostro paese) abbiamo appreso che il costo per la manodopera è la principale voce del costo di produzione ortofrutticola ed è incomprimibile. Che spesso i costi di produzione sono superiori al prezzo di cessione di un prodotto. Che comunque la marginalità del settore è bassissima e non paga gli sforzi di imprese che comunque si rivelano attive, dinamiche, pronte ad innovare e a competere.
A competere soprattutto per la qualità (mediamente eccellente) con paesi in cui il costo della manodopera è irrisorio (in Marocco chi è pagato un euro all'ora fa i salti di gioia). Un settore che però dà lavoro e reddito a circa 500mila persone - e questo dovrebbe far pensare più di un politico e di un sociologo.
E' oggi necessaria una profonda riflessione sul tema del lavoro agricolo. Una riflessione che tocca temi scottanti come quello della immigrazione ma anche e soprattutto la salvaguardia stessa della nostra agricoltura.
Come mi ricorda il direttore di Italia Ortofrutta, l'amico Vincenzo Falconi, è necessario mettere a punto un quadro normativo per le grandi campagne di lavoro agricolo con remunerazione, contribuzione e carico adeguati ad un lavoro concentrato in un arco temporale limitato (e che spesso coinvolge manodopera poco qualificata).
E' necessaria la definizione di una maggiore programmazione per l'impiego della manodopera extracomunitaria (vedi i decreti flussi).
E' necessario agire con incentivi e premi che agiscano sugli oneri indiretti (es. riduzione delle aliquote contributive per le aziende che assumono e per chi aumenta il numero dei dipendenti e il numero delle giornate impiegate per il tempo determinato).
E' necessaria una definizione di approccio bonus/malus per i versamenti Inail che premi le aziende virtuose per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro.
Ma è necessario soprattutto dare valore al prodotto, che vuol dire (ri)dare valore ai territori (i nostri).