Ma è possibile coniugare produzioni abbondanti e sane con una riduzione dell'uso degli agrofarmaci? A Caluso, in Piemonte, hanno dimostrato di sì. Il Consorzio di tutela dell'Erbaluce di Caluso Docg, prodotto in 37 comuni della provincia di Torino, ha installato capannine meteo nelle vigne per monitorare l'andamento climatico. Grazie a software previsionali studiati per la viticoltura, i dati raccolti vengono elaborati e si può determinare se le viti necessitano di trattamenti antifungini oppure meno.
Per ora ha aderito il 60% dei soci del Consorzio e sono state installate otto capannine che coprono ognuna un'area di circa tre chilometri quadrati. "Prima di installare le nostre capannine ci basavamo sulle stazioni meteo della regione che però coprono aree ampie e non sempre forniscono dati in continuità. Nei weekend ad esempio a volte rimanevamo senza informazioni e dovevamo aspettare il lunedì", spiega ad AgroNotizie Luciano Laiolo, agronomo della cooperativa Cantina della Serra, realtà a cui aderiscono 210 viticoltori e che produce primariamente Erbaluce. "Per avere dati più precisi abbiamo deciso di sondare la possibilità di avere delle nostre centraline".
La Cantina della Serra ha vagliato alcune società del settore e alla fine ha identificato un partner proponendo poi agli aderenti al Consorzio di partecipare al servizio per abbattere i costi. "Abbiamo registrato una interessante apertura al progetto. Oggi sono venti le aziende che hanno aderito. Alcune avrebbero voluto farlo, ma hanno dovuto rinunciare. Si tratta di aziende di piccole dimensioni, poste in località isolate, che avrebbero dovuto sostenere da sole il costo di una centralina".
Un'altra prova che quando si parla di innovazione le dimensioni aziendali contano. La Cantina della Serra è una cooperativa di 210 soci con 150 ettari vitati. Nell'area di produzione dell'Erbaluce di Caluso l'ettaraggio medio delle cantine è basso, intorno ai tre-cinque ettari. Ma ci sono aziende che scendono sotto i 10mila metri quadri. Piccole realtà che da sole non possono permettersi di sostenere i costi dell'innovazione. Anche se questa porta benefici.
"E' il primo anno di utilizzo, quindi la nostra esperienza non ha alcun valore statistico. Ma ad oggi abbiamo fatto un trattamento in meno rispetto all'anno passato, nonostante la primavera piovosa", racconta Laiolo. "I modelli previsionali riguardano avversità come peronospora, oidio e tignoletta. Anche se per quest'ultima non abbiamo previsioni affidabili non essendo partiti con le capannine il primo gennaio".
Se l'utilizzo di sensori in campo e di modelli previsionali è importante per le aziende agricole convenzionali, diventa fondamentale per quelle biologiche, dove la limitatezza degli strumenti a disposizione lascia pochi margini di manovra al viticoltore. "La nostra stazione si trova in un vigneto biologico. Avere dati in tempo reale ci permette di intervenire con trattamenti a base di rame in maniera tempestiva, risparmiando prodotto e assicurandoci una produzione di qualità", conclude Laiolo.