Di tutto questo si è parlato durante il Future of Farming Dialog che Bayer ha organizzato nella sede della divisione Crop Science a Monheim, in Germania. Un momento di incontro tra il Gruppo tedesco e gli stakeholder di settore per discutere del futuro dell'agricoltura.
"Investiamo circa un miliardo di euro all'anno in ricerca e sviluppo", ha spiegato durante la conferenza stampa Liam Condon, membro del board of management di Bayer AG e presidente della divisione Crop Science. "In questo modo possiamo offrire prodotti nuovi per dare una risposta concreta ai problemi degli agricoltori di tutto il mondo".
Entro il 2020 verranno lanciati dall'azienda 15 nuovi prodotti. E dopo l'acquisizione di Monsanto, oggi al vaglio delle autorità europee, il Gruppo tedesco potrà fornire agli agricoltori soluzioni a 360 gradi, dalle sementi fino ai prodotti per la difesa.
Ma Bayer, nonostante sia nata come una azienda chimica, non punta solo sulla ricerca in questo campo. Il digitale sta acquisendo una importanza sempre maggiore e lo dimostrano i servizi e le joint venture che il Gruppo di Leverkusen ha messo in campo.
Per gli agricoltori nostrani qualcosa di tangibile già esiste. WeedScout è una app, disponibile per dispositivi IOS e Android, che permette di identificare le infestanti in campo con una semplice fotografia. "Vogliamo supportare l'agricoltore con un sistema affidabile e semplice da utilizzare", spiega ad AgroNotizie Adrian Percy, global head of research and development della divisione Crop Science. "Il digital farming non deve essere un aggravio per l'agricoltore, ma una soluzione semplice e che dia risultati tangibili".
Nel 2018 Bayer lancerà in Germania e Francia Field Manager, un software per l'agricoltura di precisione in grado di supportare l'agricoltore nella gestione della coltura. Attraverso l'utilizzo di dati provenienti da varie fonti l'app sarà in grado di suggerire all'agricoltore quali trattamenti effettuare, con quali prodotti e tempi.
"Tra il 2015 e il 2020 ci impegniamo a investire almeno 200 milioni di euro nel business del digital farming", ha spiegato Condon. "Bayer offre soluzioni digitali in trenta paesi e punta ad espandersi. Non pensiamo solo alle grandi aziende agricole, ma anche ai piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo".
L'impegno del Gruppo tedesco nel digitale passa anche da partnership con altre aziende, a partire da Bosch. L'azienda di Stoccarda, leader mondiale nel campo dell'automazione, sta sviluppando dei sensori in grado di individuare in tempo reale le infestanti in campo. "Tra non molto avremo trattori che in una frazione di secondo saranno in grado di identificare una infestante e trattarla in maniera mirata con il diserbante", spiega Condon.
"Ancora non sappiamo quale sarà il modello di business dietro alle applicazioni digitali dedicate all'agricoltura", spiega ad AgroNotizie Adrian Percy. "Quello che ci interessa ora è sviluppare soluzioni utili per gli agricoltori. E vogliamo rassicurare i farmers che i dati prodotti durante l'utilizzo delle nostre applicazioni appartengono all'agricoltore stesso e il loro utilizzo dovrà essere autorizzato".
Bayer ha anche firmato un accordo di collaborazione con John Deer per fare in modo che i dati elaborati dai propri software siano 'digeribili' anche dalle macchine prodotte dal colosso statunitense. E ha firmato un agreement con la cinese Dji, il maggior produttore di droni al mondo. "In un futuro prossimo i velivoli senza pilota monteranno telecamere in grado di individuare infestanti e malattie e tratteranno la coltura simultaneamente", racconta ad AgroNotizie Tobias Menne, global head of digital farming di Bayer.
Tra le futuristiche soluzioni per gli agricoltori c'è anche un sensore, sviluppato dalla startup danese Faunaphotonics, che sfruttando i dati provenienti da radar e laser è in grado di identificare gli insetti su una coltura anche a chilometri di distanza determinandone l'intensità di infestazione.
"Si tratta di soluzioni che renderanno possibile una agricoltura più produttiva e con un minor impatto ambientale", spiega Condon. Nella continua ricerca di prodotti efficaci e sostenibili Bayer ha siglato una partnership con Ginkgo Bioworks, una azienda di Boston, che sta studiando il microbioma delle piante. L'obiettivo è aiutare le colture a fissare l'azoto, caratteristica che oggi hanno solo le leguminose.
L'utilizzo di microrganismi a supporto dell'agricoltura è una delle grandi frontiere su cui aziende e investitori stanno puntando a livello mondiale. E in Grecia Bayer ha da poco lanciato BioAct, un nematocida a base fungina in formulazione liquida, utilizzabile anche nel biologico.
Sul fronte dello sfruttamento delle potenzialità del microbiota il problema più grosso è quello legislativo, visto che molte delle soluzioni sviluppate negli Stati Uniti si basano su microrganismi modificati geneticamente. Eventualità non contemplata in Europa. "Per ora non ci stiamo preoccupando degli aspetti normativi", ha spiegato ad AgroNotizie Percy. "Vogliamo prima di tutto risolvere i problemi dal punto di vista scientifico e poi vedere in quali mercati potranno essere introdotti i prodotti che avremo messo a punto".