“Bene ha fatto l’Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste (Ersaf) ad intervenire e a sequestrare il prodotto che non dà garanzie fitosanitarie – ha proseguito Diana -. Ma quello individuato è solo la punta dell’iceberg, il problema è molto più esteso. Bisogna intensificare i controlli”.
“Da anni stiamo combattendo per arginare la diffusione del Citrus Tristeza Virus (Ctv) che porta alla patologia delle piante denominata ‘Tristezza degli agrumi’ – ha spiegato il rappresentante di Confagricoltura - il virus originario del sud-est asiatico ha creato danni incalcolabili negli agrumeti di Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata. Per comprendere la sua diffusione basti pensare che, solo in Sicilia, su una superficie agrumicola di circa 100 mila ettari, oltre l’80% è interessata dal Ctv”.
“Dal problema ne stiamo uscendo lentamente e faticosamente, avendo dovuto estirpare e effettuare una riconversione varietale, utilizzando portainnnesti che tollerano la Tristeza – ha evidenziato il presidente della Federazione degli agrumicoltori di Confagricoltura -. Ma resta il timore che gli sforzi e i sacrifici effettuati vengano vanificati da nuove patologie a cui non si riesce a porre rimedio. Servono controlli rigorosi e capillari alle frontiere e mercati ortofrutticoli, impedendo che entrino piante e frutti senza il ‘passaporto verde’, che attesta che non siano contaminati da organismi nocivi così come i loro imballaggi e che non vengano introdotti nel nostro Paese patogeni invasivi e distruttivi che possono costituire una ulteriore minaccia per la nostra agrumicoltura”.
“D’altronde le notizie che vengono dall’estero sono preoccupanti – ha aggiunto Gerardo Diana -. In Spagna ad esempio è stata segnalata la presenza dell'insetto vettore ‘Greening’, che causa una malattia che in Asia e in America ha già distrutto milioni di ettari di agrumeti e che porta a morte tutte le specie di agrumi da noi coltivate. Bisogna impedire che questa patologia arrivi in Italia, attraverso materiale vegetale non certificato”.
Da ultimo il rappresentante di Confagricoltura ha chiesto al governo di rivedere il carico fiscale, come l’Imu, che pesa sulle aziende agricole di comparti che sono gravati, ormai strutturalmente, da patologie vegetali e che devono far fronte a investimenti di riconversione varietale e mancanza di produttività. “Credo – ha concluso Diana - sia giusto considerare queste aziende ‘svantaggiate’ alla stregua di quelle che operano in aree montane e difficili”.
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Fonte: Confagricoltura