Lo denuncia Massimo Gargano, presidente di Unaprol, che aggiunge: “E' evidente che dovendo prelevare il 15% sul premio di base ridistribuendolo ad un numero elevato di settori, nessuna azienda agricola si porterà a casa più di quanto gli è stato tolto”.
È una scelta politica che contrasta con le regolamentazione comunitaria che destina il sostegno accoppiato esclusivamente a quei settori che rivestono particolare importanza per ragioni economiche, sociali e ambientali e che si trovano in difficoltà.
“Togliere soldi all’olivicoltura - aggiunge Gargano – significa aggravare la crisi dell’olivicoltura. Crisi provocata da una forte concorrenza sleale di prezzi al ribasso e da un sistema di normative comunitarie e del commercio internazionale che non aiutano a distinguere e premiare la qualità italiana sullo scaffale”.
Secondo quanto dichiarato dall’osservatorio economico di Unaprol vi sono già i primi segnali allarmanti. Secondo i dati Istat la produzione della campagna 2013/2014, è stimata a circa 477.000 tonnellate di olio di pressione. Il dato di fonte Agea, proveniente dai registri gestiti dal Sin indica, invece, per la campagna 2013/2014 (al 14/03/2014) un livello produttivo pari a 322.000 tonnellate. I primi dati esprimono la potenzialità produttiva derivante dalla distribuzione territoriale delle superfici (1.123.330 ha dati Istat 2010), dalla considerazione delle rese medie, dalle tipologie di sesto di impianto, dal numero di piante. I secondi dati, invece, derivanti dai registri, a pieno regime dalla prossima campagna produttiva, rimandano a volumi di produzione inferiori, in quanto mancano sì alcune rilevazioni, per esempio campagna olearia non ancora conclusa, ma essendo dichiarativi evidenziano le problematiche della non raccolta e dell’abbandono, che è rilevabile in alcune zone della Penisola ed in special modo.
"Ridurre i sostegni al settore olivicolo significa penalizzare fortemente l’olio extra vergine di oliva italiano - nota l'Unaprol - Si rischia di innescare, a causa dell’abbandono della coltura, un disastro ambientale a catena con conseguente dissesto idrogeologico per centinaia di migliaia di ettari nel nostro Paese, soprattutto in zone che non sono pianeggianti".
Unaprol sottolinea anche il forte valore socio economico del settore, che rappresenta reddito per le imprese, occupazione (circa 60 milioni di giornate di lavoro), ricchezza per l’indotto collegato ed il sistema della trasformazione con circa quattro mila frantoi operativi.
Nonostante la crisi in atto il settore vale oltre 3 miliardi di euro di fatturato all’anno, cui si aggiungono 2 miliardi euro di valore alla pianta e mediamente oltre un un miliardo e trecento milioni di euro di export all’anno in tutto il mondo.
“Numeri considerevoli che impongono da parte della Conferenza Stato Regioni – ha concluso Gargano - un atto di coraggio nel sostenere un comparto il cui prodotto è da sempre il simbolo del made in Italy agroalimentare più apprezzato dai consumatori di tutto il mondo; e che per questo motivo va considerato con adeguati sostegni che evitino abbandono e rischi ambientali oltre che di natura economica che potrebbero innescare disagi sociali e situazioni di squilibrio in tutto il Paese”.
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