Un anno. E' il ritardo accumulato dal Decreto sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche - idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse e biogas - e dal Quinto conto energia per l'energia fotovoltaica, ma ora, finalmente, eccoli.
La triplice firma dei ministri Corrado Passera, Mario Catania e Corrado Clini ha sancito, nella tarda mattinata di venerdì 6 luglio il 'varo' delle nuove regole per il comparto delle rinnovabili nazionali.
I nodi del compromesso
I punti principali su cui si erano incagliati i decreti qualche settimana fa, riguardavano la definizione della soglia di potenza per l'iscrizione al registro degli impianti e la dead line per l'entrata in vigore del Quinto conto energia.
In merito al secondo punto, è stata bocciata la richiesta di proroga per la partenza del Quinto conto energia che, senza sconti, partirà quarantacinque giorni dopo il raggiungimento della soglia dei sei miliardi di euro del suo predecessore, Quarto conto energia prevista, a breve, per la fine del mese di luglio.
Per il non fotovoltaico l'operatività del nuovo sistema è prevista per il primo gennaio 2013 con un periodo transitorio di quattro mesi.
Un'opera di mediazione ha sciolto il primo nodo riguardante l'obbligo di iscrizione degli impianti al nuovo registro a graduatoria; a questo riguardo, si sottolinea la confermata priorità di accesso al registro per gli impianti realizzati dalle aziende agricole.
La mediazione tra i dodici chilowattora individuati come tetto da Passera che ne faceva una questione di sostenibilità economica e i venti chilowattora indicati da Clini, è arrivata definendo che gli impianti da dodici a venti chilowattora che vogliono bypassare l'iscrizione al registro, devono sottoporsi ad un taglio pari a venti punti percentuali della tariffa incentivante riconosciuta.
La questione cambia quando parliamo di impianti, fino a cinquanta chilowattora, cui vengano riconosciuti caratteri innovativi, che vadano a sostituire coperture in amianto, a concentrazione e quelli realizzati da amministrazioni pubbliche; in questi casi, l'iscrizione non serve e l'incentivo resta intero.
Più disponibilità economica
Il tetto di spesa è stato ampliato di cinquecento milioni di euro annui; il Quinto conto energia potrà fare affidamento su duecento milioni annui in più arrivando a 6,7 miliardi di euro totali, mentre è salita di trecento milioni anno la quota destinata alle altre fonti che raggiungono così quota 5,8 miliardi di euro.
Viene confermato l'incentivo - a scalare fino al 2015 dove rimarrà fermo a dieci euro/MWh -, per gli impianti fotovoltaici fino a venti chilowat realizzati in sostituzione di coperture in amianto e per quelli con preponderante uso di componenti europee; si è scelto anche di promuovere il ricorso a tecnologie che abbiano una significativa ricaduta sulla filiera nazionale quali ad esempio il geotermico innovativo e il fotovoltaico innovativo e a concentrazione.
Soddisfatti i ministri
"Con i due decreti - hanno dichiarato i ministri allo sviluppo economico, alle politiche agricole e all'ambiente - viene introdotto un sistema di incentivi moderno, sostenibile ed equo. L'energia rinnovabile è un pilastro fondamentale della nostra strategia, ed è per questo essenziale supportarla in modo efficace favorendo le fonti che possono sviluppare una filiera produttiva nazionale, senza generare dannose competizioni con la produzione alimentare. Allo stesso tempo, con questi decreti si pone un freno alla crescita dei costi energetici per i cittadini e le imprese. La sostenibilità economica e ambientale sono i due cardini della strategia energetica del paese” hanno concluso.
Meno soddisfatto il comparto produttivo
Grande la delusione dell'Anev, l'associazione nazionale energia del vento, che in un comunicato esprime rammarico per il fatto che “il tanto atteso Decreto Rinnovabili non consenta in alcun modo di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Rinnovabili di cui dovrebbe essere il provvedimento attuativo. Il periodo transitorio nel passaggio dal vecchio al nuovo regime di incentivazione – prosegue il presidente Simone Togni -, è troppo breve. Non consente di recuperare neanche il ritardo accumulato per l’emanazione dei decreti e non permette che gli imprenditori italiani, già provati da questo lungo periodo di incertezza ed agonia, si adeguino alla situazione”.