Produrre meno e diminuire gli ettari coltivati. E' lo slogan Coldiretti per porre rimedio alla situazione del comparto pomodoro da industria che per una buona fetta è ancora privo di un prezzo di riferimento indispensabile a siglare, come definito da entrambe le parti in gioco, i contratti per il Nord Italia entro il 15 marzo.

La trattativa con la componente industriale si gioca su due fronti: Unionalimentari - Confapi Piacenza - costituita da Emilia Conserve e Steriltom - da un lato, e Aiipa, Associazione italiana industrie prodotti alimentari che fa capo a Confindustria, dall'altro.

 

Le trattative

Il 5 marzo la rappresentanza di Unionalimentari ha siglato con le Op del Nord Italia un accordo fissando il prezzo di conferimento del pomodoro fresco nella campagna 2012 a 85 euro a tonnellata. Il pagamento è stato diviso in tre tranches: 15 novembre, 15 dicembre e 30 gennaio 2013.

L'accordo, che riguarda tre milioni e settecento mila quintali di pomodoro pari a circa il 20% della produzione del Nord, prevede inoltre una revisione della scaletta delle norme qualitative che, secondo l'industria, oltre a essere nata da un accordo con le Op, va a privilegiare nel prezzo le consegne di migliore qualità e a penalizzare quelle con presenza di difetti. Per quanto riguarda l'accordo Aiipa, dovrebbe tenersi un incontro con la parte agricola il prossimo giovedì. Interpellata, l'Associazione ha preferito non  intervenire in merito.

 

Le organizzazioni

“Una trattativa protratta ad oltranza, condotta in contemporanea su più tavoli, con il solo risultato, comune denominatore, di penalizzare oltremodo gli agricoltori”, dice Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza. “Le Organizzazioni dei produttori devono essere ferme nel tutelare gli interessi di chi rappresentano – rincara – e non sembra lo stiano facendo a sufficienza. Gli agricoltori non possono, in questo momento, vedersi cambiare le carte in tavola con accordi che peggiorano tempi di pagamento, parametri qualitativi e definiscono prezzi svincolati dai costi produttivi”.

Già il prezzo base della scorsa campagna sarebbe penalizzante, visto l'aumento dei costi di produzione del 10-15% – spiega Giovanni Lambertini, presidente della Sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Piacenza in un'intervista rilasciata ad Agronotizie. "A maggior ragione lo diventa – prosegue – per la revisione peggiorativa dei parametri di valutazione qualitativa della prodotto al conferimento. Quello di lunedì è un prezzo mascheratoprosegue - perché penalizzato dalla definizione di parametri qualitativi molto più pesanti della scorsa campagna. Si tratta di valori tecnici e oggettivi che per questo non possono essere cambiati tutti gli anni in funzione della congiuntura del mercato o dell'andamento dei costi”.

 

L'industria

In una fase di crisi sia di settore che di mercato del pomodoro, passare da 88 a 85 euro al quintale, non crediamo possa cambiare poi tanto la situazione dei bilanci – spiega ad Agronotizie Dario Squeri, amministratore delegato Steriltom. "Per la prima volta da anni, quest'anno i consumi dei trasformati del pomodoro a livello nazionale si sono ridotti di circa sei punti percentuali, a ciò va aggiunta la crisi globale a livello finanziario che coinvolge tutti i settori compreso quello del pomodoro e i bassi prezzi che il mercato paga a livello di prodotto finito per la massacrante concorrenza cinese e, soprattutto, europea che agisce anche sui prodotti di qualità”.

Ma la componente agricola, per voce di Coldiretti e Confagricoltura, delusa dalla modalità con cui è stata condotta la trattativa, giudica insufficienti gli 85 euro stabiliti che, sostiene, mettono i produttori nella condizione di scendere abbondantemente sotto i costi di produzione.

Riteniamo – spiega Squeri - che la cifra concordata sia un modo per dare continuità alla produzione del pomodoro nel nord Italia. Il comparto a livello agricolo ma anche industriale, ha di fronte come minimo due anni di lacrime e sangue – prosegue -. Se sapremo mantenere il posizionamento sui mercati internazionali, soprattutto quelli di qualità, potremo essere vincenti nei confronti dei competitor spagnoli e dell'est Europa”.

 

La filiera è lunga

"Perché l'industria agisce sempre sui produttori?", a chiederselo è il presidente di Coldiretti Piacenza, Luigi Bisi, che ricorda come “il valore del pomodoro nella confezione rappresenti solo il 7%, ma è l'unico fattore sul quale ogni anno ci si scontra. I contenitori, il packaging e il diritto di scaffale, sono tutte componenti che aumentano continuamente”.
L'obiettivo – spiega Squeri – è rimanere tutti insieme come filiera sui mercati. Nel packaging si è legati al valore del metallo e del petrolio per la plastica, entrambi in costante aumento. Il comparto della Gdo, poi, sappiamo tutti che contratto capestro fa nei confronti dei produttori”.

 

Meno prodotto

Ci riforniamo al cento per cento di prodotto del Nord Italia ma una diminuzione delle produzioni sarebbe – spiega Squeri - una cosa ottima. Ci sono giacenze dello scorso anno e addirittura di due anni fa; saremo noi, anzi, a chiedere una riduzione: andrebbe a giovamento di tutto il mercato".

In un'ultima puntualizzazione, l'amministratore delegato, ricorda come il privato - Confapi e Aiipa – rappresenti nel Nord Italia solo la metà del prodotto trasformato, mentre l'altra metà è lavorata dalle centrali cooperative. “Noi – prosegue – paghiamo puntualmente e siamo in grado di offrire garanzie ai produttori: è inutile – conclude – puntare sempre il dito sul settore privato chiudendo due occhi nei confronti di quello cooperativo”.