Per presentare il "progetto noce" Terremerse ha organizzato un convegno dal titolo "Noce da frutto: un'opportunità per il territorio" che si è tenuto a Bagnacavallo (Ra) venerdì 18 dicembre.
"La cooperazione si deve evolvere - spiega Marco Casalini, presidente di Terremerse - e guardare al mercato come obiettivo da raggiungere. Abbiamo così deciso di creare 'Terremerse 2020", un progetto ambizioso che vuole rilanciare l'azione della nostra cooperativa supportando al meglio i soci. Le difficoltà sono tante ma noi abbiamo il dovere dare risposte alla produzione. Ci sono molte opportunità, ma non arrivano di certo da sole. Il noce può essere una di queste occasioni. Un'alternativa credibile alle colture tradizionali che vivono un momento di crisi".
Noce, cultivar esigente ma generosa
Successivamente è intervenuto Bruno Marangoni dell'Università di Bologna, che ha fornito informazioni sulla produzione italiana di noce e sulle sue caratteristiche tecnico-agronomiche.
"In Italia ci sono oltre 8.600 ettari di noce, concentrati soprattutto in Campania (24,5%), Lazio (7,9%), Sicilia (6,7%), Veneto (6%), Piemonte (5,8%) ed Emilia-Romagna (5,6%) (Dati Istat 2010). A livello mondiale i maggiori produttori sono Cina (1.289.572 tonnellate e il 43,7% della produzione), Iran (434.649 t pari al 14,7%) e Usa (418.775 t pari al 14,2%).
L'Italia è al settimo posto con 11.900 tonnellate pari all'1,1% (Fonte dati Fao 2014).
I prezzi di acquisto sono in continuo aumento, a dimostrazione che esistono tutti i presupposti per investire su questa coltura".
Una fase del convegno sul noce organizzato da Terremerse (Fonte immagine - ©AgroNotizie)
Marangoni ha anche ricordato come il noce sia un "prodotto strategico ad alto valore energetico, elevate proprietà nutraceutiche e di facile conservabilità, proprio come i cereali".
"Per avere successo però - ha detto - è necessario creare una giusta organizzazzione ed una giusta politica. Il tutto supportato da una figura unica che dall'alto tiri le fila. Il noce è stato sempre visto come una coltura marginale ma invece è una frutticola a tutti gli effetti. Entra in produzione molto tardi, 5-6 anni, e questo spaventa. Vuole terreni di buona struttura e ricchi di nutrienti. Ha bisogno di luce e di cure agronomiche specifiche. La disponibilità d'acqua deve essere buona, soprattutto nel periodo estivo, e attenzione ai ristagni".
Focus sui numeri
Intervento poi di Mattia Onofri, responsabile scelte varietali e tecniche agronomiche di Terremerse, per parlare di costi e ricavi.
"Abbiamo scelto come varietà Chandler e Lara, oltre a Franquette come impollinatore. Visto i costi e le cure di cui ha bisogno è necessario un investimento di almeno 6-8 ettari. Per creare un impianto medio servono 12.700 euro all'ettaro (240 piante ad ettaro con sesto 7x6 metri), a cui vanno aggiunti 15 mila euro/ettaro per allevare le piante fino al 5° anno. A partire da 6° anno e fino al 25° anno (termine ipotetico di fine carriera) i costi di produzione sono 9.106 euro/ettaro.
Passiamo ora al possibile guadagno. La Plv al 6° è stimata in 10.500 euro all'ettaro e di 14 mila euro all'ettaro dal 7° anno al 25° anno, ipotizzando un prezzo di vendita di 3,50 euro al chilo e una produzione di 40 quintali/ettaro. Crediamo che in questo modo ci possa essere un utile superiore ai 4 mila euro all'ettaro, finendo così l'ammortamento già all'undicesimo anno".
La platea durante il convegno sul noce organizzato da Terremerse
(Fonte immagine: © AgroNotizie)
Ci vuole marketing di prodotto
"Il noce è passato negli ultimi anni da cibo pericoloso - spiega Germano Fabiani di Coop Italia - a cibo salutare: questo ha fatto aumentare i consumi. Oggi abbiamo noci a scaffale tutto l'anno e non solo tra ottobre e dicembre. Inoltre si è modificato il modo di mangiarle: da frutti in guscio a quelli sgusciati.
L'offerta italiana ad oggi è stata insufficiente per coprire le richieste: per questo motivo le prospettive sono interessanti. Però da quest'anno l'offerta è cresciuta e i prezzi sono calati. Per questo motivo se si vuole mantenere alta la prospettiva per il noce, anche nei prossimi anni, tutte le insegne della Gdo dovranno essere sensibili al made in Italy. Senza dimenticare la necessità di fare marketing di prodotto".
Partners finanziari a supporto dell'investimento
Terremerse ha scelto di aiutare i propri soci in questa nuova avventura, supportandoli sia dal punto di vista tecnico ma anche di pianificazione finanziaria. Per spiegarne meglio gli aspetti è intervenuto Emilio Sabattini, direttore amministrativo di Terremerse.
"Visto che l'investimento è alto abbiamo creato delle partnership con alcuni istituti di credito, a cui i nostri soci si possono rivolgere per avere un sostegno economico utile a cogliere questa opportunità. Attenzione, però: non esiste uno strumento uguale per tutti, ma ogni singolo socio potrà essere valutato in base alla sua specifica situazione".
Noci durante la fase di lavorazione e pulitura
(Fonte immagine: © AgroNotizie)
Una filiera italiana certificata
"E' un prodotto che può essere molto interessante - spiega Alessandro Cenzuales, direttore ortofrutta di Terremerse - soprattutto se all'interno di una filiera italiana certificata. Gli alti costi che servono per l'investimento iniziale e la partenza tardiva della produzione hanno limitato la sua coltivazione negli scorsi anni. Senza pensare alla scarsa informazione tecnica che si è avuta. Ma i consumi sono alti e le prospettive future ancora molto positive.
La filiera del noce, di solito, è però scarsamente organizzata. Per sopperire a questo Terremerse ha cercato di crearla. Infatti coordineremo noi la filiera creata cercando di collocare il prodotto finale su più realtà e attuando una politica di marchio. Per fare tutto ciò abbiamo raggiunto un accordo con Apofruit".