La Xylella fastidiosa in Puglia continua la sua avanzata verso Nord nel cuore della provincia di Bari, compiendo un altro passo all'interno della città metropolitana e puntando verso il capoluogo regionale pugliese. E' stata infatti rinvenuta una pianta di olivo infetta dal batterio a Polignano a Mare, in piena zona indenne, più precisamente a "40 gradi, 91 primi 58 secondi, 13 centesimi e 62 millesimi di latitudine Nord", come testimonia il referto "Protocollo Selge 418/2020", prodotto dall'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari e dal dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari il 18 novembre scorso ed inviato dal ricercatore Donato Boscia per il Cnr e dalla professoressa Stefania Pollastro per l'Università di Bari al Servizio osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, che lo ha poi pubblicato sul sito web Emergenza Xylella.

A confermare l'ulteriore avanzata verso Nord della batteriosi sono altre due piante malate trovate a Monopoli, sempre in provincia di Bari, in zona cuscinetto, e dove si trovano già altri cinque focolai da poco censiti e riportati in cartografia.

Il più recente aggiornamento della zona cuscinetto a cura di Regione Puglia porta la data dello scorso 2 novembre poi pubblicato il successivo 12 novembre sul n 157 del Bollettino ufficiale regionale, e si era reso necessario anche per tenere conto delle buffer zone da 50 metri poste a delimitazione dei nuovi focolai nella zona cuscinetto, aree all'interno delle quali va abbattuta qualsiasi altra pianta, ai sensi del nuovo regolamento di esecuzione (Ue) 2020/1201 del 14 agosto scorso.

Sempre secondo i dati pubblicati da Emergenza Xylella, sono stati intercettati altri 78 ulivi affetti da Xylella, che ricadono nella zona di contenimento, tra le province di Brindisi e Taranto. Dati questi, e che - secondo Coldiretti Puglia "confermano la virata sia in direzione nord nel barese che nel tarantino, verso occidente". Le piante infette sono state intercettate, oltre che in provincia di Bari, nei comuni di Fasano (tre) e Cisternino (14) in provincia di Brindisi, mentre in provincia di Taranto ci sono 25 piante in agro di Crispiano, una a Martina Franca e 35 a Montemesola.

Coldiretti Puglia, ha ribadito la necessità di una seria riflessione circa il nuovo regolamento comunitario approvato il 14 agosto scorso che ha ridotto a 50 metri, dai 100 metri inizialmente previsti, l'area buffer soggetta a taglio obbligatorio intorno alle piante infette per sottrarle all'azione di diffusione degli insetti vettori, come la cicalina sputacchina.

"Uno scenario senza difesa, soprattutto nell'attuale contesto pugliese dove è determinante l'attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile" dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

"Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali - continua Muraglia - considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione".

Coldiretti poi riprende il tema della necessità di effettuare monitoraggi diffusi anche sulle piante asintomatiche: "Il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all'insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche", insiste il presidente Muraglia.

La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l'intero territorio regionale e le prescrizioni della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena - aggiunge Coldiretti Puglia - impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione.

La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l'Italia potesse conoscere: Coldiretti Puglia ricorda che ha già colpito il 40% della regione, con "un danno al patrimonio olivetato che ha superato 1,6 miliardi di euro".