In diretta da Fruit Logistica, la grande kermesse dell'ortofrutta mondiale in corso a Berlino, qualche impressione "a caldo".

La presenza italiana quest'anno è veramente impressionante: ai due grandi padiglioni che negli ultimi dieci anni rappresentavano l'Italia se ne è aggiunto un terzo di operatori che si sono organizzati per rappresentarsi al meglio e più incisivamente.

L'Italia rimane così il paese più rappresentato della fiera anche se abbiamo perso da qualche tempo la leadership europea del settore a vantaggio degli spagnoli. Dei buoni segnali però ci sono: si può recuperare.

L'imprenditoria del Sud Italia sembra oggi più attiva e orientata all'innovazione e, addirittura, all'aggregazione. Qualche buon segnale arriva anche dalle regioni: per esempio la Regione Siciliana sta impiegando gran parte delle risorse europee, un esempio virtuoso da imitare per altri (non solo in meridione).

Poi c'è l'innovazione: brilla la stella del settore fresh cut, ovvero della cosidetta "quarta gamma". Qui abbiamo aziende di livello veramente mondiale, che esportano ed esprimono un incredibile potenziale innovativo: i loro stand sono pieni di visitatori stranieri. E all'avanguardia sono anche molti imprenditori.

Come per esempio l'amico Carlo Lingua che con assieme ai cugini Rivoira e Paolo Carissimo (tutti imprenditori agricoli dal cuore del Piemonte) ha presentato al pubblico internazionale la joint venture con Bio On chiamata "Zeropack".
Il progetto riguarda il confezionamento di prodotti ortofrutticoli con plastiche completamente biodegradabili e ottenute in maniera perfettamente sostenibile.
E qui siamo sulla luna: i poliidrossialcanoati (PHA) sono una nuova famiglia di materiali che possono essere prodotti da scarti organici (melasse, scarti di frutta…) e su cui la ricerca sta lavorando intensamente visto che possono unire alla proprietà delle plastiche tradizionali una perfetta biodegradabilità a breve termine.
La cosa bella è che in questo campo la ricerca italiana brilla nel mondo.

E devo dire che per la prima volta in 22 anni di frequentazione della fiera berlinese ho avuto un sussulto di orgoglio nazionale quando sono entrato in una sala stracolma di un attentissimo pubblico da tutto il mondo e ho sentito parlare in italiano. Ce la possiamo fare.